Con un post su Facebook, il 25 maggio Red Canzian ha annunciato la volontà di tornare ad esibirsi dal vivo. Un barlume di speranza in un momento in cui la musica in Italia pare vivere uno dei suoi momenti più difficili.
Tra concerti annullati e lezioni fattibili solo online, i musicisti hanno dovuto inscenare una battaglia tra Davide e Golia per fronteggiare l’emergenza covid. Con la parziale riapertura dopo la quarantena si pensava che sarebbe tutto ripartito, ma se le scuole di musica hanno effettivamente riaperto le porte, non molte produzioni si sono avventurate nell’organizzare appuntamenti live.
Le norme attualmente in essere (articolo scritto il 28 maggio 2020) le limitazioni sugli assembramenti impongono un massimo di 1000 persone presenti in loco. Un numero relativamente ristretto per le grandi produzioni, che difatti per lo più si sono tirate indietro dall’organizzazione di concerti.
Per fare il punto sulla situazione e capire alcuni retroscena del concerto di Red Canzian, ho intervistato il batterista Phil Mer
Intervista a Phil Mer
Ciao Phil, con Red Canzian vi state preparando per suonare in concerto secondo le nuove disposizioni. Cosa cambierà per voi musicisti?
Ciao Valerio, stiamo cercando di valutare assieme alla nostra agenzia (DM di Danilo Mancuso) la fattibilità di fare dei concerti, il decreto governativo lo permette dal 15 giugno. Dobbiamo essere pronti a fare qualcosa. Sarà uno spettacolo più intimo, senza maxi schermi, con palco ridotto ed un set up acustico: io suonerò sia pianoforte che un piccolo set percussivo.
Sarà solo un concerto oppure seguirà una vera tourneè?
Stiamo pensando ad uno spettacolo acustico, della durata di un’ora e mezza, che speriamo di poter proporre in più locations…fino al 31 luglio per decreto sono escluse le grandi piazze ad accesso gratuito. Si parla di luoghi che possono tenere al massimo 1000 persone, noi e staff compresi. Molte strutture stanno per essere contingentate, per esempio il Teatro Romano di Verona che accoglierà circa 400 posti. Si possono organizzare belle cose!
A livello di prove e allestimento come vi preparerete ?
Faremo prove musicali nel nostro studio a Milano, rispettando l’uso di mascherine e distanziamento (è una sala grande)…trattandosi di una produzione spoglia dal punto di vista di scenografia non ci sarà un allestimento vero e proprio. Sarà più “alla vecchia”, attacca il jack e suona!
Come avete maturato l’idea di andare avanti in un momento così delicato della musica dal vivo?
Red ha voglia di suonare, vuole lanciare un messaggio: il mondo non si ferma, lo show continua. Allo stesso tempo vuole dare una mano alla filiera dello spettacolo a ripartire: questi show daranno da mangiare a noi musicisti, ai tecnici, ai promoter…non mi sembra un gesto da poco. Ci sono i presupposti per poterlo fare in sicurezza.
Non sono molte le produzioni musicali che hanno deciso di andare avanti negli spettacoli dal vivo. La vostra è da interpretarsi come inguaribile ottimismo, incoscienza o cercare di riportare tutto alla normalità?
Le produzioni musicali che hanno deciso di fermarsi lo fanno per interesse. Le grosse agenzie live hanno tutti i vantaggi a congelare l’anno, chiudere gli uffici, mandare i dipendenti in cassa integrazione e tenersi tutti i soldi delle prevendite dei biglietti in tasca a maturare interessi (con il discorso dei voucher il pubblico non può nemmeno chiedere i rimborsi per gli show saltati). Tutto rimandato all’anno prossimo. Gli artisti sono spesso complici di questa decisione, hanno tutto l’interesse a ripartire a pieno regime con le arene piene quando sarà possibile senza doversi riadattare. Lo possono fare perché nella maggior parte dei casi ottengono comunque dei cospicui anticipi dalle sopracitate agenzie. Dunque a rimetterci siamo noi: musicisti, tecnici, facchini, promoter. Tentare di ripartire e fare qualcosa per non stare fermi un anno mi sembra il minimo.
Dal punto di vista economico e di produzione avete dovuto fare delle rinunce ?
Assolutamente no, lo spettacolo verrà ridotto a livello di produzione e costi ma i nostri cachet al momento non verranno toccati, purtroppo non potremo contare sul numero di date di altri anni.
A tuo dire, qual è stato il ruolo della musica in questa quarantena?
In quarantena la musica ci ha tenuto compagnia ma ci ha anche un po’ rotto le palle. La musica è spesso vista come una valvola di sfogo, un passatempo…non c’è nulla di male in questo ovviamente, però non dimentichiamoci che la musica può innanzitutto essere una sublime forma di espressione artistica.
Secondo te, da parte delle istituzioni come è stata trattata la figura del musicista durante questo periodo di blocco?
Il Governo non ha la minima idea di cosa sia il nostro lavoro, lo so per certo. C’è molta ignoranza intorno al nostro mestiere che tra l’altro genera un indotto relativamente modesto, dunque non è tra le priorità. A differenza di colleghi non mi aspettavo certo che la nostra categoria venisse citata durante le conferenze stampa di Conte. Adesso ci troviamo nella situazione ridicola per cui il governo ha detto che dal 15 giugno potremo lavorare ma la maggior parte delle agenzie e strutture non vorrà lavorare, perché non gli converrà a queste condizioni. A questo punto non potremo nemmeno sperare in sussidi ad hoc! Ho molto apprezzato l’aiuto di Nuova Imaie, che ha dato un risarcimento economico a chi ha dimostrato di aver perso del lavoro a causa del Covid.
Il dibattito tra se sia importante il lavoro o la salute è tanto datato, quanto estremamente attuale. A livello nazionale pensiamo al caso dell’Ilva, oppure parlando di batteria e musica, il 16 giugno si ricorda Chick Webb, uno dei pionieri della batteria e che negli anni ’30, per continuare a dare lavoro ai suoi orchestrali durante la grande depressione, mise fatalmente in secondo piano la propria salute. Perciò ti chiedo, ai giorni odierni per un professionista la salute è sempre un aspetto primario oppure la precarietà del lavoro, la può porre anche in secondo piano?
Al momento attuale della curva epidemiologica ti dico che ci sono delle cose più pericolose per un musicista del Covid19: le tante ore in macchina, i viaggi, un faro che potrebbe cadere in testa, un’impalcatura che cede… sinceramente nel tentare di fare un concerto di fronte a meno di 1000 persone tutte contingentate, rispettando le norme di sicurezza, non mi sento di mettere in pericolo la vita mia o di chi mi sta vicino.
Parallelamente a tutto quanto questo, a breve uscirà il disco del tuo duo: The Framers. Cosa si deve aspettare chi vi segue dal primo disco?
Il terzo disco Framers esce il 19 giugno, era pronto già da prima ma ci siamo dovuti fermare anche noi durante l’emergenza. Ora mi sembra un buon momento per uscire, la gente è più attenta alle cose nuove, ha voglia di novità e profondità. Abbiamo già delle richieste live per quest’estate. Credo sia un disco veramente intenso, abbiamo musicato capolavori di Ca’Pesaro a Venezia. Il disco è prodotto da David Binney, uno dei più grandi jazzisti del mondo. In questo disco c’è tutto ciò che abbiamo fatto finora ma portato ad un livello di maturità musicale e tecnica superiore.
Dal punto di vista batteristico, come hai lavorato sui suoni e nelle composizioni?
Ho sperimentato moltissimo, in studio avevo un super set con 3 casse, 3 rullanti, 3 charleston, 3 ride…molti pezzi che ho scritto nascono proprio da alcune idee ritmiche particolari. Per il resto ho improvvisato molto e mi sono fatto guidare dal nostro produttore. Mi ha aiutato a spingere oltre certi concetti esecutivi e a mettere il focus su energia ed intensità più che sulla perfezione tecnica.
Pensando al tuo drumming per i Framers, la mente va subito al tuo superbo arrangiamento per “Orologi Molli”. In questo disco ci sono intuizioni così tanto “avanguardistiche” oppure ti sei voluto concentrare su altri aspetti del tuo drumming?
Ti ringrazio, ci sono parecchie idee ritmiche in questo disco. Ho anche preparato dei video tutorial, che farò uscire nel tempo, in cui spiego alcuni concetti che non faranno rimpiangere Orologi molli, ve lo prometto!