Antonio Golino è uno dei musicisti a cui il jazz italiano deve moltissimo. Nella sua lunga carriera ha suonato con tutti i piu’ grandi jazzmen italiani, vantando anche collaborazioni con Chet Baker, Bill Coleman, Mario Schiano, Roman New Orleans Jazz Band, Joe Anderson e moltissimi altri ancora.
Gli inizi
Già a partire dall’età di 16-17 anni il giovane Antonio Golino si poteva considerare un professionista a tutti gli effetti. Così racconta quegli anni “Suonavo per vivere, anche per via del fatto che in seguito a dissensi con i miei genitori andai via da casa. Musica da ballo per lo piu’, nei locali frequentati anche dagli americani, dove c’erano le entraîneuses, per intenderci. E poi i matrimoni. Dunque poco jazz ma quando capitava l’occasione di suonare musica americana io mi buttavo. Del resto con il jazz non si viveva certo. E in parte la situazione non e’ cambiata. Anzi chi si dichiarava jazzista non e’ che fosse visto tanto di buon occhio da parte degli altri musicisti che frequentavano la Galleria Umberto I, luogo «storico» degli artisti napoletani. Era considerato un esaltato, una prima donna, «vuole fare il jazz, suona forte» dicevano. Ma, secondo me, in fondo c’era una sorta di invidia da parte di chi non aveva le capacita “’ Piccola curiosità : in quegli anni suonò alla cresima di un allora undicenne Tullio De Piscopo
Giramondo
Ben presto iniziò la sua carriera itinerante. Dapprima percorre con grande frequenza sull’asse Roma-Milano in virtù della collaborazione con lo storico contrabbassista Carlo Loffredo e degli ingaggi con il teatro di varietà. Successivamente andò a lavorare a New York dove suonò nelle crociere dirette alle isole dei Caraibi.
Antica Birreria Kronenbourg e l’Otto Jazz Club
Come organizzatore di concerti prendeva a cuore la causa della valorizzazione degli artisti locali. Così raccontò a Luca Luciano “Spingevo molto, se non quasi del tutto, la scuola napoletana anche per limitare una forma improduttiva di esterofilia. Napoli iniziava a diventare una piazza jazz interessante, suonavo spesso con Antonio Balsamo, Larry Nocella, Aldo Perris, Franco Coppola ed ho tenuto a battesimo i fratelli Deidda”. La sua direzione artistica per il locale Otto Jazz Club durò 8 (strano caso) anni. Riguardante questo periodo in un’intervista si fregiò di particolare meriti “Negli 8 anni in cui mi sono occupato della gestione artistica dell’Otto Jazz Club di Napoli non ho mai fatto venire nessuno musicista da fuori e ho sempre riempito il locale. Anche se e’ improprio distinguere Nord e Sud, si dovrebbe parlare di giri musicali diversi. Voglio dire che non si possono mettere sul piedistallo jazzisti meglio «pubblicizzati» rispetto ad altri spesso anche piu’ bravi” Seppur orgoglioso della sua appartenenza partenopea, negli ultimi anni della sua vita si trasferisce a Brescia dove si dedica insieme al figlio Alfredo, quasi esclusivamente all’attività didattica. Si spegnerà proprio a Brescia il 24 ottobre 2013
Didatta
Un particolare aspetto della carriera di Antonio Golino sulla quale è doveroso soffermarsi è sicuramente l’ambito didattico. Difatti i suoi lavori negli States gli consentirono non solo di poter conoscere e vedere dal vivo grandi maestri dello strumento, ma anche entrare in possesso di preziosi metodi non ancora arrivati in Italia. Difatti come raccontato dal figlio Alfredo durante un’intervista per il canale suonarelabatteria “Mio padre ha fatto per un periodo il musicista sulle crociere, quando una volta le crociere erano molto interessanti. Facevano 2/3 giorni a New York ed una settimana di giro in mare per le isole. L’America a quel tempo era un sogno. Durante questo periodo ha potuto conoscere il famoso Henry Adler, editore che ha fatto tutti i metodi dei grandi batteristi, oppure Buddy Rich ed altri. Si è così formato ed ha portato in Italia molti di questi testi e metodi didattici” Come didatta sono numerosi i nomi noti che sono stati formati da Antonio Golino, sia nei suoi primi anni a Napoli, sia quando si spostò a Brescia. Solo per citarne alcuni possiamo dire in primis suo figlio Alfredo Golino, ma anche Pietro Iodice, Phil Mer, Peppe Merolla, Rosario Jermano, Corrado Bertonazzi, Davide Piscopo, Alessandro Svampa, Umberto Guarino, Matteo Favero e moltissimi altri ancora.
Il ricordo di Renzo Arbore
Un episodio che mi piace ricordare e’ relativo ad un concerto al Circolo della Stampa. In quella serata Golino suonava in un gruppo composto da Lucio Reale, Lillino Boccalone e Gloria Christian, che secondo me era la migliore cantante di jazz italiana. La Christian comincio’ Too Marvelous for Words. Sussurro’ la canzone, sostenuta da pochi accordi del piano. Un’interpretazione molto sentita e delicata. E c’era Antonio dietro che fremeva, con le bacchette in mano, senza poter intervenire… Gloria ando’ avanti per tutto il tema fino al finale rubato. Golino, che a quel punto avrebbe dovuto staccare il tempo per l’ingresso degli altri strumenti, apri’ sganciando una bacchettata colossale sul rullante che a tutti sembro’ uno sparo, un colpo di fucile, tanto che tutti si alzarono in piedi guardandosi attorno, e poi sornione riprese il tempo con le spazzole… Questo per sottolineare la passione viscerale di Golino, che avrebbe suonato ovunque anche gratis.”