Spesso si perde il significato del termine ARTE. Spesso si dimentica che il fine ultimo della musica, non è l’individualismo, ma è aggregare, comunicare, ammaliare ed incuriosire. Porre interrogativi a chi s’imbatte in noi, creare empatia con lo spettatore. Insomma l’importante è sempre emozionare ed emozionarsi.
Questa regola d’oro dev’essere ben scolpita nella testa di Danilo Menna, giovane batterista romano, classe 1991.
Quello di Danilo è un percorso insolito, fuori da un ordinario che non rispondesse solo che a se stesso.
Gli inizi
Cresciuto a Roma nel quartiere tiburtino, da giovanissimo si avvicina alla musica studiando il violino. Proprio mentre stava per esibirsi al saggio di fine anno con il suo violino, scopre e s’innamora della batteria. Da quel momento la sua vita cambia del tutto.
All’età di 11 anni, il suo amore per la batteria viene veicolato nelle prime lezioni con Giampiero Silvestri, che lo avvicinano al mondo jazzistico. Successivamente inizia ad approfondire la tematica del multistilismo sotto la guida di Roberto Pirami.
“Allora, i miei principali ascolti erano Red Hot Chili Peppers, U2, Dream Theather, Buddy Rich, Jo jo Mayer, per poi spostarmi su sonorità più vicine al metal”
Proprio il contesto hard rock è quello che vede Danilo protagonista in numerosi live nei più importanti locali dell’underground romano. Ed il giovane Danilo ama ed impara rapidamente il proprio strumento, analizzando ogni singolo aspetto e all’età di 19 anni è già assoldato per la sua prima tournèe importante con l’artista pop Syria.

“Una musica dagli arrangiamenti minimalisti, assai differente da quella che avevo suonato in precedenza”
Prima di allora, oltre a contesti hard rock, Danilo si era esibito anche insieme a Tony Esposito, Marco Carta e Ninah Mars.
Seppur la stragrande maggioranza dei propri coetanei provi nei confronti della batteria, quasi un interesse ginnico, ben diverso è l’approccio di Danilo. Interessato alla tecnica ed al suo studio, ma difficilmente ama farne sfoggio gratuitamente. Il suo approccio è prima di tutto artistico, quasi intellettuale verso lo strumento. Le sue bacchette sullo strumento sembrano essere pennellate d’autore. Dai grandi ha imparato il gusto verso la ricercatezza, il suo è un approccio mai scontato. Una maturità difficile da immaginare sopratutto alla sua età.
Continua gli studi al Saint Louis College of Music con Francesco Basile (Berklee College of Music) per poi passare definitivamente sotto la prestigiosa guida di Daniele Chiantese, maestro a cui deve molta della sua apertura. Ha studiato con: Gavin Harrison, Federico Paulovich, Giampaolo Rao, Marco Iannetta e Raphael Saini.
Un percorso insolito
Il percorso insolito di Danilo continua con collaborazioni che ben rappresentano la sua apertura mentale ed artistica, con artisti che vanno dal pop al metalcore, dal funk al prog, dal rap all’alternative rock. Sono da menzionare i successi a servizio di Briga (musicista rap uscito da Amici), Gemitaiz, Electric Diorama, Matteo Costanzo, Ether Dome, Nathalie e molti altri.

Ma probabilmente il percorso degli Alphawolves, sottolinea appieno l’eclettismo di Danilo. Il gruppo nato come “Hopes Die Last“, vede Danilo sostituire l’altro enphant prodige Ivan Panella, e lo troviamo alle prese con un metalcore dalle ritmiche intricate e decisamente serrate. Nel proseguire della propria storia, il gruppo cambia totalmente le proprie sonorità avvicinandosi a sonorità più eteree e rarefatte, un drumming più lineare ma più ricco di peculiarità sonore e ricercate.
Giovanissimo, diventa docente per il “Free Drumming Studio” di Roberto Pirami, e sempre giovanissimo diventa sponsor di prestigiosi marchi quali le bacchette Pro Mark, pelli Evans, batteria Ds Drums e piatti Sabian.
Per il noto marchio canadese registra con successo un video test dei nuovi piatti effetto, che arriverà a raggiungere 2100 visualizzazioni sul canale Youtube ufficiale Sabian, e 58000 visualizzazione dalla pagina Facebook ufficiale Sabian.
Oltre alla passione musicale, Danilo porta con costanza la volontà di ricerca d’arte sviluppandola anche con la fotografia, la lettura, film e mostre d’arte.
Non sappiamo dove porterà il percorso insolito di Danilo, ma so per certo che sarà sempre … insolito.