fbpx
Menu Chiudi

Alessandro “Duccio” Luccioli, la cultura di un batterista

Condividi e seguici anche su:

Al solismo, preferisce il groove. Al mettersi in mostra, predilige cosa lo circonda. Al parlare di batteria, preferisce parlare di musica. Nella semplicità, Alessandro “Duccio” Luccioli rappresenta un ragazzo che ha molto da dire ed il cui sguardo spazia verso argomenti ben lontani dai suoi tamburi. Curioso del mondo, indagatore della cultura proveniente da tutto il mondo, che si tratti di musica, libri o di altre forme espressive.

Importanti riconoscimenti batteristici gli vengono conferiti nel 2012 quando arriva terzo classificato nel “Concorso Nazionale di Batteria 2012-Drummer Percussion Center” e nel luglio 2014 quando è vincitore della borsa di studio offerta dal “The Collective” di New York presso il Fara Music Summer School. Ma ai suoi riconoscimenti “batteristici”, preferisce parlare di musica, delle collaborazioni e sopratutto di tutto il mondo che c’è al di fuori dei suoi tamburi

Intervista a Alessandro “Duccio” Luccioli

Ciao Alessandro, come ti sei avvicinato alla batteria ?

La tua attività musicale ti porta a suonare in contesti molto differenti tra loro. Per avere piena padronanza di stili differenti penso che alla base ci sia tanta curiosità e stimoli provenienti da più parti. Che rapporto hai con la curiosità e la ricerca ?

Cosa rappresenta per te la batteria ?

Come ascolti, sei una persone che ama molto esplorare suoni e culture provenienti da tutto il mondo. Eppure raramente ti ho visto implementare nel tuo set percussioni etniche o richiami troppo evidenti a quelli che sono i tuoi ascolti provenienti dalla musica di tutto mondo. Scelta stilistica o semplicemente non c’è stata occasione ?

Come pensi che l’ascolto di molta “world music” abbia influenzato il tuo drumming ?

In qualche occasione hai suonato in piedi con una cocktail drum e varie sonorità “non convenzionali”. Com’è nata questa idea ? Immagino che in quei casi hai dovuto mutare anche il tuo modo di suonare e d’intendere lo strumento. Qual’è stata la maggior differenza stilistica o difficoltà che hai riscontrato nell’approcciarsi in uno strumento ridotto come numero di elementi e dalla postura differente dai kit che sei solito usare ?

Quanta importanza dai alla ricerca sonora ?

In quali occasioni hai avuto la possibilità di passare dalle retrovie a cui è destinato ogni batterista, e passare fronte palco. Inizialmente, questo aspetto ha rappresentato per te un trauma ? Il dover stare in prima fila, a diretto contatto con il pubblico, ha mutato qualche aspetto emozionale della tua performance ?

Frank Zappa diceva che “senza deviazioni dalla norma non c’è progresso”. Batteristicamente e nella vita quotidiana quali scelte hai fatto per deviare dalla norma ? Quanto conta per te progredire ?

L’anno scorso hai portato avanti i progetto 29, ossia una serie di brani che originariamente nascevano senza batteria, a cui te hai arrangiato ed eseguito le tue parti dietro ai tamburi. Com’è nato questo progetto ? Come hai approcciato la stesura delle tue parti ? Che reazioni e riscontri hai avuto ?

Negli ultimi anni stanno aumentando i progetti di batteristi solisti. Da cosa pensi che possa dipendere ? Più avanti pensi d’intraprendere anche un’attività live da solista ?

Vedo spesso video pubblicati in rete da molti batteristi che fanno assoli incredili dal punto di vista della tecnica, mentre i tuoi sono più focalizzati sul groove e l’estrosità nella ricerca dei colori del ritmo. Mi vengono in mente altri batteristi che fanno esperimenti simili sui vari colori del groove come Dan Mayo e Scott Pellegrom, o per rimanere in Italia, Danilo Menna e Phil Mer. Come hai sviluppato questa sensibilità ?

Se prima le collaborazioni avvenivano solo a livello locale, ora si ha la possibilità di registrare e collaborare anche a distanza. A te è mai capitato ? Allargandosi le possibilità, si allarga anche la concorrenza. Perché qualcuno dovrebbe scegliere te come batterista di un progetto ? Cosa pensi che ti possa rendere unico ?

Suoni con Mirkoeilcane dai suoi esordi. Puoi parlarci di questa esperienza e qualche aneddoto che vi lega ?

La musica di Mirko ha un acuito richiamo al suo amore per il cantautorato romano. Hai preso spunto da qualche batterista rappresentativo di questo genere o hai preferito esprimere il tuo estro ?

Ritengo Mirko un cantautore molto valido ed ho sinceramente esultato quando ebbe un grandissimo riscontro nazionale durante il festival di Sanremo. Che effetto ti ha fatto vederlo sul palco e che emozione ti ha dato sentire un tuo arrangiamento di batteria suonato da Maurizio Dei Lazzaretti in diretta nazionale ?

Mirko arrivò a Sanremo dopo che avevate vinto il concorso Musicultura. Che importanza deve rivestire la cultura nella musica ? Oltre alla musica, come alleni il tuo cervello all’arte ? Cosa rappresenta per te l’arte e come la ricerchi ? Questa ricerca influenza il tuo modo di suonare o d’intendere la vita ?

La pelle del timpano di Alessandro “Duccio” prima di un concerto con Mirko e il cane

Ho visto una foto particolare di una tua pelle della batteria con impresso il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Come mai avete fatto questa scritta sulla pelle e come rientra il tuo interesse sociale nella tua tua musica ?

Un’esperienza che ti ha formato molto, è stato l’ingaggio in giovane età con il gruppo “Nidi D’Arac”. Con questo gruppo hai avuto maniera di viaggiare e suonare in giovanissima età. Puoi raccontarci di questa esperienza ? Cosa ti ha lasciato questo progetto e come ti ha evoluto (se ti senti evoluto) ?

Altro importante momento della tua carriera è stato esibirti al Primo Maggio di Roma. Puoi raccontare quella giornata ?

Da molti anni sei uno dei batteristi più attivi del panorama musicale romano. Com’è cambiato il lavoro ed in che direzione si muoverà il lavoro del musicista in futuro ?

Tempo fa parlavamo del fatto che probabilmente nel mondo del lavoro del futuro, la figura del turnista andrà scomparendo. Puoi spiegare secondo te perchè ?

Roma per te rappresenta una sorta di “amore/odio”. Questa città come ti ha cresciuto musicalmente e artisticamente ? Quali sono le maggiori difficoltà dell’ambiente musicale romano ?

Ci sono mai stati momenti in cui volevi lasciar perdere ?

Sì, certamente, ho avuto momenti di difficoltà. Credo sia normale. Non è sempre Primo Maggio,Womad o Sanremo. E’ un mestiere molto difficile, come per qualsiasi libero professionista.

Lavorando molto, cambi spesso formazioni in cui suoni. Ti si trovare a suonare in duo, trio, formazioni di più persone ed anche orchestre. Stilisticamente, preferisci lavorare in un’orchestra o in una band di pochi elementi ? Il tuo drumming come muta a differenza di queste situazioni ?

La scorsa volta parlando con Nicolò Di Caro, parlavamo della vostra/nostra generazione che ha visto cambiare il modo di avvicinarsi alla musica. Ora molta informazione passa attraverso i social e Youtube, mentre una volta si andavano a scoprire i musicisti guardandoli da vivo. Com’è il tuo approccio verso questa nuova tendenza ?

Lavori spesso anche in spettacoli teatrali. Puoi parlarci di questo aspetto del tuo lavoro ?

Cambiando molti ambienti lavorativi, come gestisci il tuo suono e la scelta degli strumenti da usare ? Utilizzi particolari trucchi per l’accordatura ?

Sei un ragazzo che lavora molto a più livelli. Ti vorrei chiedere qualcosa riguardante la parte più lavorativa di questo lavoro. Come elabori il tuo cachet rispetto al lavoro proposto ? C’è sempre trasparenza in questo mondo oppure talvolta ti sei sentito sfruttato ?

Sei te in prima persona che ricerchi nuove collaborazioni oppure aspetti che le occasioni si presentino da sole ?

Premetto che sono un “odiatore seriale” delle tribute band e dei locali e festival che propongono queste formazioni. Pur essendo un batterista molto istrionico, ti trovi spesso a suonare in diverse formazioni tribute. Pensi che questo aspetto del tuo lavoro sia una sorta di “castrazione artistica” oppure fa semplicemente parte del lavoro ? Come ti approcci a replicare delle parti di batteria concepite da altri batteristi ?

Qual’è stato il tuo percorso didattico ?

Sei un maestro di batteria. Quali valori cerchi di dare ai tuoi allievi ? Quali metodi consigli e come i tuoi maestri ti hanno influenzato in questo tuo lavoro ?

Insegni anche a bambini. Cosa noti nelle nuove generazioni e nel loro approccio alla musica ? Che mondo musicale pensi che si troveranno ad affrontare quando inizieranno a suonare in giro ?

“Duccio” insieme a Stefano Cresti, Pier Paolo Ferroni e Giuseppe D’Ortona

Personalmente ho una grandissima stima per la figura artistica ed umana di Pier Paolo Ferroni. So che anche tu lo conosci molto bene ed hai avuto maniera più volte di potertici confrontare. Come ti ha influenzato il suo pensiero ed il suo approccio che va ben oltre il semplice discorso batteristico ?

Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un ragazzo adesso per lavorare ?

Negli ultimi anni l’elettronica sta avendo sempre più voce in capitolo nel mondo batteristico. Eppure tu sei uno dei pochi che sembra non interessarsene, come mai ?

Quali sono i batteristi che maggiormente segui e quali pensi che siano i migliori prospetti nel panorama italiano ?

Galleria foto

Galleria video

 

Contatti

 



Condividi e seguici anche su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi