Ha 24 anni e già ha calcato diversi palchi importanti, riuscendo a suonare per 2 volte in Giappone. Leonardo Sentinelli è uno dei batteristi più apprezzati all’interno del circuito delle nuove leve del batterismo romano.
Non ama mettersi in mostra, nè quando suona, nè fuori dal kit. Ragazzo umile e modesto, deve la sua passione verso la musica dall’arte che ha respirato in famiglia. Proprio grazie all’ultimo disco scritto, registrato e suonato dal padre (Paolo Sentinelli) ha avuto la possibilità di registrare dei brani dove a cantare è nientemeno che una leggenda della musica italiana : Francesco Di Giacomo (cantante del Banco del Mutuo Soccorso).
Oltre a questo lavoro, è impegnato da molto tempo con la band rock Zephiro e quest’estate lo abbiamo trovato in giro per l’Italia a suonare con il cantautore Bartolini. Un grande umile batterista innamorato della musica
Intervista a Leonardo Sentinelli
Ciao Leonardo, domanda scontata con cui iniziare un’intervista. Come ti sei avvicinato alla batteria ?
Ciao Valerio! grazie mille per avermi ospitato al Tamburo Parlante! Il mio amore per questo strumento è nato quando, da piccolino, ai concerti il suono della cassa mi faceva vibrare il petto. Mi suscitava un’emozione fortissima che ancora oggi vivo con piacere.
All’interno della nuova leva di batteristi romani sei uno batteristi più stimati. Secondo te cosa può colpire maggiormente della tua musica e del tuo drumming ? C’è un qualcosa che secondo te rappresenta la tua firma ?
Grazie mille, io cerco sempre di divertirmi e di incastrare bene la parte di batteria con il resto della canzone. Non so cosa possa rappresentare la mia firma, sicuramente amo le ghost notes e quando suono mi viene spesso naturale riempire i ‘buchi’ con loro!
Hai una particolare fissa per la parte dei microfoni e del mondo dei mix. Puoi parlare di questo aspetto del tuo lavoro ? Come hai maturato questa passione ?
In realtà è stata una necessità. Con il mio vecchio gruppo The Wer, componevamo partendo da un progetto al computer, per questo ci siamo fatti una cultura su mix, trigger, micro fonazioni ed altro. Non ho mai seguito dei corsi professionali ma mi piacerebbe molto poterlo fare!
Seppur giovanissimo, hai viaggiato molto per il mondo suonando con gli Zephiro. Cosa puoi dirci del tuo impiego in questo gruppo ? Avete progetti futuri ?
Suono con gli Zephiro da quando ho 18 anni, con loro ho avuto modo di crescere come batterista e come persona. Con loro ho iniziato a fare caso ai dettagli riguardanti parti di batteria e suono ma anche ad aspetti ‘esterni’ alla musica come la cura dei social e dell’abbigliamento sul palco. Uscirà a breve il disco Baikonur, registrato 1 anno fa, ma siamo già con la testa ai nuovi brani!
Nella musica degli Zephiro ci sono molti elementi sonori che rimandano alle sonorità new wave degli anni ’80. Che rapporto hai con questa musica e come hai cercato di portare queste sonorità con la batteria ?
Quella di fare un disco dalle sonorità New Wave, è stata una decisione presa a tavolino. Per me è stata una sfida, i miei ascolti prima erano decisamente diversi( RHCP, THE 1975, ARCTIC MONKEYS, THE NEIGHBOURHOOD) . Ho cercato di assimilare, ascoltando moltissimi gruppi ( White Lies, Editors, The Cure, Litfiba, Joy Division ed altri) e suonando sopra le loro canzoni per capire l’atmosfera e le sensazioni di quei brani. In fase di composizione ho provato a richiamare quei ‘mood’ sulla batteria. Credo sia venuto fuori un mix interessante tra vari generi.
Sei in possesso di una buona dose di tecnica eppure quando suoni con le band non ne dai mai sfoggio. E’ l’essenzialità del groove ed il fluire della musica le cose che più t’interessano ?
Ti ringrazio, io cerco di ascoltare un brano nel suo insieme e spesso non vedo come possa essere utile alla causa fare i ‘ fuochi d’artificio’ e tecnicismi mostruosi mentre si accompagna. E’ ovviamente tutto relativo a quello che si deve suonare ma per me un batterista tecnico lo si avverte dal suono e dal modo di portare il groove, non da quanto veloce riesce a fare un paradiddle o da quante poliritmie riesce a controllare. Niente in contrario a chi invece fa spesso sfoggio della sua tecnica, il mio è puro gusto personale. Inoltre, apprezzo principalmente le idee e il valore artistico di un artista o batterista prima che l’abilità tecnica!
Con gli Zephiro, in controtendenza con la moda attuale (a parte qualche intervento con il modulo Dtx) utilizzi poca elettronica nel tuo drumming, prediligendo giocare con i suoni acustici. E’ una scelta voluta oppure ed una base per una tua sfida personale, oppure è un semplice disinteresse verso il mondo elettronico ?
In realtà a me interessano molto i nuovi suoni e i set ibridi o totalmente elettronici. Con gli Zephiro, per mancanza di strumentazione durante una prova, abbiamo provato a rendere il rullante molto più pancione e profondo in maniera tradizionale. Ho tagliato una vecchia pelle di 10” e l’ho posizionata sopra la pelle battente. Ho scelto una pelle da 10”in modo tale da lasciare aria e profondità a quella da 14” del rullante. Il risultato ci è piaciuto moltissimo e abbiamo adottato questa soluzione per tutte le canzoni.
Con gli Zephiro hai avuto la fortuna di suonare più volte all’estero. Secondo te qual’è la differenza principale tra come viene considerata la musica in Italia e all’estero ? In particolare hai suonato già due volte in Giappone, dove la prima volta eri appena maggiorenne. Com’è stata quell’esperienza ?
Due esperienze fantastiche. La prima volta è stato come vivere un sogno, abbiamo fatto 9 date nell’area di Tokyo e Yokohama in 12 giorni. decisamente stancante ma ho avuto la possibilità di adattarmi ad un contesto totalmente differente. Il Giappone rispetto all’Italia è un altro pianeta, a partire dalle abitudini sociali fino all’ambiente e alle città. La seconda volta, invece, è stato un soggiorno molto più breve ma lavorativamente più importante. Abbiamo aperto le date di Max Gazzè e Negrita al Club Phase di Tokyo.
Tuo padre è un pianista dalla prestigiosa carriera durante la quale ha collaborato con il Banco del Mutuo Soccorso e di recente ha pubblicato le ultimissime incisioni fatte insieme a Francesco Di Giacomo (cantante del Banco del Mutuo Soccorso). Puoi parlarci di cosa ha rappresentato la musica di tuo padre per te ?
Premetto che per me è stato un onore e un piacere suonare 2 brani nel disco di mio padre e Francesco Di Giacomo ( La Parte Mancante). Da piccolo andavo spesso ai concerti di mio padre. Mi ricordo che mi faceva giocare con il pianoforte e spesso mi divertivo a modificare o a suonare sopra le sue canzoni. E’ stato sicuramente un fattore fondamentale nel mio percorso musicale, con lui tutt’oggi condivido idee, ascolti e parliamo molto di musica.
Ho iniziato come autodidatta a 12 anni. A 14 anni ho iniziato a seguire le mie prime lezioni con Marco Rovinelli e a 17 con Roberto Pirami. Dopo il liceo mi sono iscritto al conservatorio, 2 anni a L’Aquila dove ho studiato con Fabrizio Sferra e 3 a Latina dove ho studiato con Pietro Iodice e Roberto Gatto.
Hai studiato al conservatorio. Consiglieresti ad altri batteristi lo studio dello strumento attraverso questo percorso ?
Il conservatorio ti forma come musicista più che come batterista. Affronti lo studio del pianoforte, del solfeggio, dell’armonia, della storia della musica (classica e jazz), laboratori musicali ed altro. Mentre ero al conservatorio mi lamentavo del fatto che avessi poche ore di batteria a discapito di altre, oggi invece sento che per me è stato molto utile ricevere questa formazione e lo consiglio a chi vuole essere un musicista completo. Frequentare un istituto del genere non ti assicura il lavoro fisso né è garanzia di bravura.
Sei un appassionato di musica black.Qual’è la cosa che più ti colpisce di questo stile e come mai secondo te è così tanto in voga nel mondo batteristico ?
Adoro il groove e la compattezza di questo genere. Una cosa che mi colpisce sempre è la velocità dei colpi che molti batteristi hanno, non intendo BPM ma la velocità del down stroke. Penso che molti di noi si divertano a suonare questa musica e per questo è molto popolare! In questa tipologia di drumming ci sono diversi aspetti molto identitari del genere.
Hai partecipato insieme ad un tuo gruppo ad un famoso talent. Puoi parlarci di questa esperienza ? Per te i talent possono essere il futuro della musica in tv o è solamente una moda passeggera ?
Sono esperienze che bisogna saper gestire, ti fanno sentire un dio per tutto il tempo che passi con loro ma appena vieni eliminato non sei più nessuno. Sicuramente ti dona visibilità ma è solo passeggera, così come la musica che esce da questi programmi. Sono un business, niente più. Non c’è una vera ricerca artistica dietro. Molti vincitori sono spariti proprio perché pompati dal programma e non veramente supportati da una fan base reale. Ovviamente non sto dicendo che chi esce da lì sia un dilettante anzi, da quello che ho visto io per essere li dentro devi
essere bravo. Devo dire anche che non ho visto nessun tipo di raccomandazione o episodi strani. L’unico modo in cui viene guidato il programma è che ti dicono loro quale brano devi suonare ma sono dinamiche che in un programma televisivo ci possono stare.
Vieni da Roma. La tua città cosa rappresenta per te ? Hai sempre trovato un terreno fertile per esprimerti e crescere artisticamente oppure ha rappresentato uno scoglio ?
Non è mai facile trovare terreno fertile però penso che Roma offra moltissimi spunti e opportunità per esprimersi e conoscere musicisti. Non stiamo parlando di Londra o New York ovviamente ma, vista la grande concorrenza e quantità di musicisti, credo che se uno riesca ad emergere a Roma allora potrà farlo anche in tutta Italia.
Premetto che sono un odiatore delle drum cover. Sei molto attivo nel tuo canale youtube dove proponi il tuo drumming a servizio di canzoni hip-hop che originariamente hanno drum machine. Che riscontro hai avuto ?
Anche io non amo le cover fine a se stesse su youtube. Per quello che posso, cerco sempre di fare dei remix di canzoni che hanno , come hai detto, una base di batteria finta o molto ripetitiva. Suono canzoni che mi piacciono e con le quali di solito mi riscaldo in saletta. Il riscontro è stato molto buono su alcuni social ma normale su Youtube, il che sinceramente mi interessa il giusto, le ho messe principalmente per avere del materiale per far sentire chi sono e come suono. Un altro aspetto che reputo positivo dei video su YouTube è la condivisione. Guardo sempre video di batteristi, molti sono fonte d’ ispirazione per me e se mai dovessi esserlo io per qualcuno ne sarei molto felice!
Youtube può rappresentare il modo per avvicinare i giovani alla musica andando a colmare le mancanze del mezzo televisivo ?
Da un lato dico si, ormai la musica in televisione è poca e soprattutto non dà la possibilità di cercare e ascoltare ciò che si vuole, ci viene proposto al 90% materiale mainstream. Inoltre, l’utilizzo del telefono è molto maggiore rispetto a quello della TV. Da un lato invece dico no, su YouTube vieni catturato molto più dal video e dal personaggio più che dalla musica. In generale però avvicina sicuramente la musica alle nuove generazioni.
Ci sono mai stati momenti in cui volevi lasciar perdere ?
Assolutamente si, sono andato a lavorare per qualche mese in un supermercato. Quest’esperienza mi è servita per capire cosa NON voglio fare nella mia vita. Ogni volta che mi sento giù ripenso a quei giorni e mi torna voglia di suonare.
Sei te in prima persona che ricerchi nuove collaborazioni oppure aspetti che le occasioni si presentino da sole ?
Non cade mai nulla dal cielo. Per quanto mi riguarda sono sempre aperto a suonare con tutti, anche solo per una jam in saletta. Ho un sincero interesse a conoscere nuovi musicisti e spesso questa cosa mi ha portato a varie collaborazioni.
Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un batterista adesso per lavorare ? Come pensi si evolverà questo lavoro ?
In certi contesti conta molto di più il rapporto interpersonale che la bravura, in altri è l’esatto contrario. Al giorno d’oggi bisognerebbe avere entrambe le cose. Di sicuro le caratteristiche comuni sono precisione e puntualità, essere preparatissimi e bravi, avere il sound giusto ed essere super disponibili.
Quali sono i batteristi che maggiormente segui e quali pensi che siano i migliori prospetti nel panorama italiano ?
Oltre ai ‘grandi classici’ come Steve Gadd, Gavin Harrison, Thomas Pridgen, Chad Smith e Vinnie Colaiuta, uno dei batteristi che amo di più è George Daniel, batterista dei THE 1975. Forse un po’ sottovalutato ma per me è uno dei migliori. Ha idee geniali e non solo, produce anche tutte le canzoni del gruppo. Ci sono veramente tantissimi batteristi bravi e meritevoli in Italia. Tra i molti, mi piacciono tantissimo Gianluca Pellerito, Danilo Menna e Davide Savarese.
Sei un insegnante.Come vedi la nuova generazione di batteristi ?
Sono fiducioso, con internet credo che si allarghino le frontiere della didattica e dell’apprendimento. I nuovi batteristi avranno molto su cui lavorare!
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.