Erano le 3 di mattina quando arriva una strana chiamata a casa della 23enne Elisa Montin. Dall’altra parte una voce in inglese gli comunica che ha appena vinto il contest internazionale “Hit like a girl 2017“.
Il contest è stato indetto dalla prestigiosa rivista specialistica “Drum Magazine” e parteciparono circa 2000 batteriste da 50 Stati differenti.
La batterista veneziana non è nuova a vincere contest. In precedenza aveva vinto i contest nazionali “Ragazze ke drummano”, “FBT cerca batteriste” e “Festival del ritmo – VII edizione”, oltre ad essersi esibita ne “La lunga notte della batteria” e al “Drummer Weekend”.
Il drumming di Elisa è rabbioso, ma anche tecnico al tempo stesso. Uno stile chiaramente e marcatamente metal, che mette in risalto una grande preparazione con il doppio pedale. Innegabile un qualche influenza derivante da batteristi prog metal sia in termini di suono, sia in termine di orchestrazione del proprio drumming.
Grazie alla vittoria del contest, Elisa diviene sponsor TRX cymbals, pelli Evans e bacchette Pro Mark.
A fronte della vittoria nel contest, ulteriore motivo d’orgoglio è l’apparizione negli studi del Drum Channel ed esser la prima italiana ad essersi esibita al Pasic.
All’età di 5 anni ci furono due eventi che mi segnarono. Partecipai a “batter marzo” in cui picchiavo un tamburo ricavato da un contenitore di plastica e poi rimasi colpita dai figuranti del palio medioevale del mio paese che suonavano quei potenti tamburi, mentre gli sbandieratori li seguivano con le loro coreografie. Rimasi elettrizzata dal tutto.
Ho iniziato a studiare la batteria all’età di 6 anni e quando all’età di 14 anni incontrai il rinomato batterista Sergio Pescara, la mia passione venne estremamente rinforzata e rinnovata e per due anni seguii un master class ogni domenica. Questo è stato il mio corso preferito in assoluto.
All’età di 15 anni stavo già suonando in pub e locali con tribute bands e progetti di musica originale, con i quali ho avuto modo di esibirmi anche in diversi paesi europei. Ho vinto diversi concorsi, l’ultimo dei quali mi ha portata ad esibirsi negli USA
Ci sono mai stati momenti in cui volevi lasciar perdere ?
Sì, in quinta elementare. Smisi di andare a lezioni di batteria, perchè nel corso che seguivo negli ultimi anni avevano inserito marimba, xilofono, timpani e triangolo per preparar il saggio di fine anno e dunque si alternava una lezione di batteria al resto. Ma io volevo solo imparare la batteria.
Fortunatamente per merito di mia madre, in prima media ripresi batteria in una scuola nuova e l’amore per questo strumento si riaccese! Non mi stancherò mai di esser grata verso mia madre per aver insistito tanto con me nel voler farmi riprendere la batteria. Quasi mi commuovo a pensare che forse, molto probabilmente, se mia madre non avesse premuto contro la mia testardaggine infantile, oggi non sarei la persona che sono. Una persona la cui vita ruota sulla batteria!
Hai qualcosa che ritieni essere la tua firma sonora per cui qualcuno ti può facilmente riconoscere ? Cosa rappresenta per te il suono ?
Negli ultimi anni ho iniziato a comprendere davvero l’importanza del suono e di quanto sia importante andare alla ricerca del proprio. Credo che la ricerca del proprio suono sia una fase di maturità di un musicista che arriva col tempo.
Penso che il mio sound sia bello netto e definito con volumi importanti. Prevede un volume della cassa molto stabile, presso ché flat e con un attacco preciso; l’utilizzo della dinamica _e quindi ghost notes_ è circoscritto al rullante e ai piatti, mentre sui toms o timpani gioco ben poco con le dinamiche. Potrei dire che il mio sound è parecchio industrial, ma sarà la critica a trovare le definizioni più adeguate!
Quali sono i batteristi che maggiormente segui e quali pensi che siano i migliori prospetti nel panorama italiano ?
Da anni seguo spesso Luke Holland ed ho visto la nascita, la crescita e il successo di questo grandissimo collega e coetaneo! Ma sinceramente non sto dedicando del tempo nel seguire assiduamente qualcuno, perchè sento di aver immagazzinato tanto materiale che non ancora ancora avuto di esprimere. Per questo non sento la necessità di incentrarmi su qualche batterista come magari facevo in età adolescenziale. Diciamo che ora preferisco attingere da tutti a piccole dosi!
Nel panorama italiano il batterista chi mi risulta più sulla cresta dell’onda è Phil Mer! All’estero Federico Paulovich come James Paine. Grande stima e ammirazione per tutti.
Contest “Hit like a girl”
Ovviamente il tuo nome è fortemente legato al concorso “Hit like a Girl” che ti ha visto vittoriosa nell’edizione del 2017. Nel video con cui ti presentasti al contest c’era una tua versione di God of war. La cosa che m’impressionò da subito, oltre alla grande tecnica e dinamismo, era la grande cura dell’esecuzione e dell’arrangiare le parti di batteria. Come ti approcci a scrivere le tue parti di batteria per un’artista ?
Prima di tutto cerco di individuare per chi e quale scopo devo suonare. É importante valutare da subito con quale filosofia approcciarsi al drumming e dunque verificare quanto spazio c’è a disposizione per il nostro strumento.
Nel caso del drum remix di GOW il mio obbiettivo era di lasciare un segno e un impatto. Puntavo a vincere quel concorso, perchè volevo rimettermi alla prova e allo stesso tempo riaggiornare il mio curriculum. É stato davvero interessante e di grandissima ispirazione poter lavorare “liberamente” su un pezzo che conoscevo da anni e che mi ha sempre fortemente emozionata. Dico “liberamente” perchè in realtà stavo seguendo una linea ben precisa, ovvero metal estremo ma con un tocco “tribe” per creare un pò di calore.
Non sono un grande amante dei contest, ma spesso questi fenomeni rappresentano una vetrina ideale dove poter far esprimere molti musicisti ed arrivare al grande pubblico. Te che opinione hai sui contest musicali ?
Come tutte le cose, per esser vissute al meglio vanno prese con equilibrio.
I contest musicali sono un’ottima opportunità per mettersi in gioco ed intraprendere percorsi di cui uno normalmente non si preoccupa.
In pratica penso sia un’ ottima occasione per colorare il proprio curriculum, imparare a gestire il lato emotivo, organizzativo, per imparare ad effettuare un rapito cambio palco e line check sotto stress e tante altre “piccole” cose che in realtà tanto piccole non sono. Perchè è solo imparando e facendo piccole cose che se ne possono fare di grandi.
Nessuno ha l’autorità universale nel giudicare la bellezza o grottezza di una qualcosa… Certo, esistono dei principi sui quali è difficile transigere, per esempio il timing, oppure nel caso di un cantante l’intonazione…
Ma anche qui si apre una parentesi perchè anche i canoni prima o poi devono esser spezzati per la ricerca del nuovo.
Non penso che Iggy Pop all’epoca avesse vinto premi come miglior cantante dell’anno(ride), eppure!
Mentre preparavi la tua registrazione per il contest, quali aspetti volevi che emergessero del tuo stile e come secondo te sono stati sottolineati ?
Nel caso del drum remix di GOW il mio obbiettivo era di lasciare un segno netto e puntavo a vincere quel concorso, perchè volevo mettermi alla prova e allo stesso tempo riaggiornare il mio curriculum. É stato davvero interessante e di grandissima ispirazione poter lavorare “liberamente” su un pezzo che conoscevo da anni e che mi ha sempre fortemente emozionata. Dico “liberamente” perchè in realtà stavo seguendo una linea ben precisa, ovvero metal estremo ma con un tocco “tribe” per creare un pò di calore e atmosfera.
Dopo la vittoria del contest hai avuto la maniera di esibirti al Pasic. Che esperienza è stata ? Qualche aneddoto ? Come ti hanno accolta e com’è la percezione della batteria italiana all’estero?
Quella è stata una delle esibizioni che porterò sempre nel cuore, perchè ricevere una standing ovation dalla main hall piena di batteristi e percussionisti dopo aver suonato il mio primo brano inedito è stata un’emozione che mi ha segnata. Quella momento è stato una delle molle che mi ha convinta a voler proseguire con il mio progetto solista.
Comunque ti devo confessare che prima di salire sul palco stavo malissimo, volevo andarmene addirittura a casa. Assurdo. Era la prima volta che avevo così tanta ansia!
Una volta salita sul palco e sedutami sullo sgabello, presi qualche bel respiro prima di far partire la base. Le mani mi tremavano ma mi dissi che dovevo pensare solo a spaccare. E così fu!
Batteriste donne : la situazione femminile dietro i tamburi
Cosa rappresenta per te essere una donna in questo ambiente ? Sei stata sempre ben accolta o inizialmente hai dovuto fronteggiare qualche pregiudizio ?
I pregiudizi non sono mai stato un problema, anzi mi ritengo fortunata perchè sono sempre stata incoraggiata un pò da tutti. A volte ho incrociato dei volti col naso storto e con lo sguardo accigliato, ma non me n’è mai fregato molto perchè so che erano meri pregiudizi…l’unica persona alla quale mi interessa profondamente dimostrare che posso far meglio è me stessa, perchè solo io so veramente quali sono i miei limiti e quanto mi sia realmente impegnata per ottenere un risultato. L’avversario più difficile da affrontare sono i nostri limiti.
Detto questo, anche se il mio maestro prediletto e assoluto è stato Sergio Pescara, cerco sempre di ascoltare e imparare da chiunque. Tutti possiamo essere maestri. Tutti possiamo essere allievi. Basta solo aprire la mente, il cuore e le orecchie.
In giro per la rete da qualche anno sembra che ci sia una riscoperta della donna batterista, famosi sono gli esempi di Anika Niles e Emmanuelle Caplette. A dirti la verità, per lo meno qua a Roma, stento a trovare grosso riscontro di questo fenomeno. Parlando di concorsi, qualche tempo fa parlando con Riccardo Ruiu del contest indetto da DS, mi raccontava che su circa 800 video che erano pervenuti per un loro concorso, solamente due erano fatti dalle ragazze. Com’è effettivamente la situazione della batteria al femminile ?
Penso sia in grande espansione! Basti dare un occhio al concorco HTLG e vedere quante bambine, ragazze e donne hanno deciso di mettersi in gioco. Non sono d’accordo quando mi viene detto che ci sono poche donne al batteria. Anni fa era così, ora sono parecchio cambiate le cose e secondo me è soprattutto grazie a HLTG. Ogni anno si vedono centinaia di nuove batteriste e ce sono tante di fortissime.
Il tuo look si presenta da subito molto forte ed aggressivo. Ti rappresenta veramente o è una maschera che indossi per farti forza ?
Sul palco o fuori dal palco sento di esser sempre la stessa persona. Ti devo confessare che ho un fetish per i trucchi dark e che a volte mi trucco come da concerto anche se non devo suonare! Alcuni tra i miei artisti preferiti hanno sempre portato il trucco estremo: Marilyn Manson, Behemoth, Combichrist… Infondo incoscienti o meno tutti attingiamo sempre a qualcosa.
Se pensi che la situazione della batteria al femminile sia da migliorare, cosa pensi che debba essere fatto per incentivare ragazze a calcare i palchi ?
No, non penso sia da migliorare perchè sta già crescendo in maniera, progressiva e molto naturale! L’unica cosa da migliorare è la percezione del tema da parte di donne e uomini… Quel “wow è incredibile che una ragazza suoni la batteria”. A me non hai mai offeso la cosa, trovo semplicemente sbagliato che nel mindset delle persone esca fuori questo luogo comune. é una cazzata. Di batteriste davvero brave ed affermate ce ne sono . Per citarne alcune: Patty Anne Miller, Veronica Bellino, Didi Negron, Sarah Tomek, Kimberly Thompson o la mia amica francesce Camille Biguet che di recente si è affermata nell’industria musicale e che ebbi modo di conoscere a Los Angeles!
Essere un metallaro oggi
Suonando spesso anche in festival all’estero, qual’è la maggior differenza tra i festival italiani e quelli esteri ?
La puntualità e gli orari di inizio show. All’estero ho fatto esperienza che gli eventi iniziano ore prima che da noi, a volte anche alle 20:30! E poi il cathering. Quando arrivi in camerino ho sempre trovato ceste di frutta, snack, bibite e via dicendo. Si preoccupano di farti stare davvero bene!
Essendo il metal il tuo campo prediletto, impossibile non farti qualche domanda riguardante la tecnica con i pedali. Come hai sviluppato la tua tecnica e che esercizi consigli ?
Ho sviluppato la mia tecnica per via di una grande dose di motivazione, in quanto dovevo riuscire a suonare i pezzi della mia prima band black death metal : i Livyatan. Quindi o ce la facevo o avrebbero trovato qualcun’altro! A livello tecnico ritengo di aver seguito un percorso di pratica e allenamento classico: colpi singoli incentrandomi prima di tutto nel bilanciamento del suono dei due piedi, la potenza dei colpi e poi velocità e resistenza. Dico poi perchè se di partenza non si ottiene un suono bilanciano tra i due piedi non ha nemmeno senso preoccuparsi della velocità, perchè l’esecuzione di base risulterà sbilanciata.
Non consiglio alcun esercizio in particolare, se non i classici a cui non si può sfuggire se si vuole aver una solida base! Quello che consiglio invece è di trovare la propria dose di motivazione giornaliera per dare sempre il massimo e per farlo è necessario individuare degli obbiettivi che siano importanti e che abbiamo un gran valore per noi!
Anche se sei in possesso di una grandissima tecnica, ti vedo prediligere molto l’uso di colpi singoli invece che frasi che prevedano l’uso di altre tecniche. Lo fai per una questione di mantenere un volume sempre molto impetuoso o scelta stilistica ?
Per entrambe le motivazioni! Nei materiali rilasciati finora non ho sentito adatte alcune tecniche perchè i contesti musicali richiedevano un sound d’impatto e molto diretto, ma spero con le mie prossime pubblicazioni del mio progetto solista di poter dimostrare altro, attraverso altri mezzi d’espressione o se vogliamo chiamarli tecniche. Gira e volta la tecnica non altro che è un mezzo per poter esprimerci al meglio e ogni tecnica per esser scelta deve esser contestualizzata.
Mantenendo sempre una grande dinamicità con quanto espresso dagli arti superiori, immagino che per quanto riguarda il lavoro che svolgi con i piedi, una delle difficoltà maggiori sia rappresentato dall’avere un volume costantemente molto esasperato anche a velocità elevate. Come riesci ad ottenere una grande potenza anche da parte degli arti inferiori ?
Tanta pratica e motivazione. Non no nessun segreto particolare! Ho fatto sempre delle sessioni di pratica ed allenamento classiche, quello che per me ha contato tanto sono le ore spese quotidianamente. In alcuni periodi suono 8 ore al giorno di cui 6 ore sono davvero intense. Dico 6 ore intense e non di più, altrimenti purtroppo inizio a risentire della mano destra che mi fratturai anni fa.
Quindi anche quando vi sembra di non potercela fare, non mollate e continuate a credere in quello che state facendo, perchè è proprio in quei momenti che si inizia a fare la differenza e che il nostro fisico e la nostra mente inizia a farsi più forte!
Utilizzo il Mapex P800TW Armory Double Pedal. Il settaggio non è duro, anzi mi risulta morbido e mi permette di lavorare bene con le punte che posiziono appena sotto la metà della pedana, soprattutto quando utilizzo la tecnica swivel e quando suono, i battenti arrivano sempre a sfiorarmi di pochissimo il collo del piede e da fermi sono ad una spanna dalla pelle battente.
Dopo aver avuto possibilità di studiare con George Kollias nella sua sala prove e con la sua batteria, posso dire di aver provato il pedale con il settaggio più duro in assoluto! Se impegnavo l’energia che normalmente utilizzavo, non riuscivo nemmeno a toccare la pelle con il battente! è stata una bella palestra nonchè un’esperienza formativa fantastica.
Domanda di rito per chi suona metal. A favore del trigger o contraria ?
Ogni mezzo è giustificato per raggiungere l’obbiettivo. Basta non sia barare. Utilizzare il trigger non ti permette di fare il minimo errore, perchè avendo sempre un suono così chiaro e nitido basta anche solo uno micro errore per renderlo plateale. Se un’ imprecisione venisse commessa da una cassa senza il trigger sarebbe meno percettibile per via del suono meno netto e definito.
Quindi non ne sono ne a favore ne contraria. Dipende sempre dal contesto. In un progetto metal, specialmente se si inizia a viaggiare dai 180 o dai 200 bpm, vorrò sempre il suono della cassa triggerato. Se devo suonare in un contesto più rockeggiante allora preferisco l’acustica.
Hai diverse situazioni musicali attive con formazioni molto differenti nell’intendere la musica metal e alternativa. Suoni in formazioni più canoniche composte da 4 persone, ma recentemente ti ho visto anche esibirti in duo ed anche da sola. Come cambia il tuo stile a seconda delle formazioni in cui suoni ?
Oggi mi sto dedicando a 3 progetti: Killin’Baudelaire (alternative metal), Cattivator of Death (rave metal) e Helly (electro/industrial/rock/metal) il mio progetto solista che mi vede protagonista alla creazione dei pezzi e relative visuals proiettate e alla batteria suonata al vivo.
A seconda del progetto in cui suono il mio stile può variare ma l’attitudine rimane la stessa. Per esempio nel progetto rave metal Cattivator of Death il sound ha un volume flat in quanto deve esser sempre “in faccia” e diretto, quindi qui la dinamica non esiste.
Nelle Killin’Baudelaire vi è più spazio alla dinamica trattandosi di un alternative metal a volte di carattere rock.
Mentre nel mio progetto solista HELLY spazio in ritmiche drum’n’bass passando all’industrial metal oppure ad un trip hop morbido e rilassante fino a far regnare la cassa dritta nelle parti downtempo. Le atmosfere sono belle varie, motivo per cui mi diramo in varie intenzioni a livello batteristico.
“Helly”
Negli ultimi anni stanno aumentando i progetti di batteristi solisti. Da cosa pensi che possa dipendere ?
Credo sia per tre motivi fondamentali: personale interesse di crescita; necessità di espressione artistica; interesse economico. L’ordine ovviamente varierà per ogni batterista, ma senza l’intreccio di queste tre motivazioni non credo che un progetto possa perdurare.
Nel tuo progetto solista hai avuto la possibilità di passare dalle retrovie a cui è destinato ogni batterista, e passare fronte palco. Anche io sono un percussionista solista e mi ricordo che la cosa che più mi fermava all’inizio era il trauma di non avere nessuna barriera tra me e il pubblico più prossimo palco. Inizialmente, questo aspetto ha rappresentato per te un trauma ? Il dover stare in prima fila, a diretto contatto con il pubblico, ha mutato qualche aspetto emozionale della tua performance ?
Sicuramente star da sola su un palco mi fa sentire maggiormente il carico della responsabilità e a volte la tensione. Ma fortunatamente non c’è stato nessun trauma, in quanto già in età adolescenziale ho avuto modo di esibirmi da sola tra assoli o concorsi.
Certamente! Il mio primo live sarà il 13 luglio al Home Festival di Treviso! Quest’anno nella line up ci saranno LP, Aphex Twin, Paul Karkbrenner, Guè Pequeno, Alborosie e tanti altri artisti estremamente croccanti! Non vedo l’ora di presentare il mio show! Colgo l’occasione per annunciare che il 10 giugno farò uscire il mio primo EP.
Vista l’importanza dei video, nel tuo progetto solista in realtà sembrate essere in due sul palco. Come nasce il connubio con l’arte visiva e come interagisci con i video proiettati sugli schermi ?
Essendo sola, non avendo nessuno che canti ed amando le visuals, ho pensato che una maniera efficace, alternativa e d’impatto per trasmettere dei messaggi, fosse proiettare video al fine dare voce a temi che mi interessano, attraverso arti visive. La mia maniera di interagire con le visuals si fonda quindi su una necessità espressiva. Posso affermare con fermezza che senza le visuals il mio progetto non è di senso compiuto. Senza le visuals mi sentirei come un oratore che cerca di comunicare imbavagliato!
Il concept su cui ruota questa prima grande fetta di musica che ho composto si basa fondamentalmente sul tema della violenza, nelle sue forme più sottili ed apparentemente innocue, fino a quelle più brutali.
Nel caso di 2+2=5 si tratta di una denuncia contro le ingiustizie e la paura di far sentir la propria voce perchè fuori dal coro. Senza un intervento collettivo ed unificato si gettano delle basi per dar vita ad effetti opprimenti e disastrosi sul collettivo stesso.
Andando più in profondità qui si tratta anche di manipolazione psicologica basata sulla paura, mirata a controllare la vita delle persone. Una forma di controllo che purtroppo esiste anche dove meno uno se lo aspetta: nelle scuole.
Io sono dell’idea che la scuola sia un campo minato per le menti più creative e curiose, perchè tendenzialmente prima smorza e poi uccide le potenzialità dei bambini.
Io dalla scuola ci sono scappata proprio perchè questo tipo di sistema non andava bene per la mia persona.
Al giorno d’oggi si stanno diffondendo vari tipi di scuole alternative in cui si abbracciano gli interessi dei singoli bambini e al posto di procedere come un treno senza sosta, si soffermano sulle domande di ogni uno al fine di dare valore alla fonte della crescita stessa di una persona: la curiosità.
Tempo fa parlando con altri batteristi, cercando di trovare un motivo del grande impiego di batteristi stranieri da parte di grandi produzioni, qualcuno mi fece riflettere sul fatto che pochissimi batteristi pensano ad un concerto come uno show dove fare spettacolo e “tenere il palco”. Nelle tue esibizioni una cosa che balza subito all’occhio è la tua perfetta abilità nell’essere una presenza scenica che ruba subito l’occhio. Che importanza dai a questo aspetto della tua performance ?
La presenza scenica è fondamentale. Preferisco un batterista che tiene la cassa dritta ma con passione, divertendosi, guardando il pubblico e interagendo con i propri musicisti, piuttosto che un batterista iper tecnico e perfetto che però guarda solo la propria e non è espressivo a livello facciale e corporale.
Un grandissimo batterista che ammiro anche per la sua presenza scenica è Ray Luzier! Fenomenale!
Detto questo, essendo la batteria il mio strumento preferito, anche se un batterista non è uno showman ma suona come una macchina, ne subisco comunque il fascino, ma in una maniera diversa.
Il rapporto con la batteria elettronica
Spesso ti vedo suonare una batteria elettronica. Mi venne in mente una domanda che fecero a Thomas Lang tempo fa su questo argomento e lui rispose che lui la intendeva come un altro strumento, del tutto differente dal suo parente acustico. Per te in cosa differisce la batterista elettronica e come mai questa scelta ?
Io la batteria elettronica la utilizzo al posto della batteria acustica e la concepisco semplicemente come una batteria acustica con i trigger. La trovo l’ideale per suonare un metal ed inoltre è ottimale per suonare in locali piccoli o medi. Quando utilizzo la batteria acustica in locali medio piccoli dover suonare sempre piano è quasi più dura di reggere un live suonando intensamente, perchè non fa propriamente parte della mia indole suonare a volumi contenuti.
Nel mio progetto le parti di percussioni elettroniche le scrivo a computer e dal vivo lascio che sia la base a suonarle, in quanto sono ricche di automazioni, effetti e mix con vari suoni, che fisicamente e tecnicamente non mi sarebbe possibile, perchè per esempio può esserci colpo rullante che contiene altri 5 suoni che interagiscono tra di loro.
Comunque in realtà condivido quanto ha detto Thomas Lang, perchè se volessi proporre tutta la mia musica suonata da vivo, dovrei avere un musicista che suona un set di pad e percussioni elettroniche e che in tempo reale riproduca tutti gli effetti tramite mixer, synth con effetti vari. Sarebbe un ruolo bello tosto e molto interessante.
La batteria elettronica diventerà lo strumento del futuro ?
Credo diventerà sempre più diffusa, ma non verrà mai sostituta. Anzi, forse in futuro diventerà uno strumento ricercatissimo e di media davvero esoso….
Non voglio inoltrarmi in discorsi ambientalisti ma se non verranno applicate alcune della varie proposte per rivedere i piani d’azione di deforestazione al fine di ridurla drasticamente, forse la batteria e le nostre migliori amiche (le bacchette!) potrebbero diventare dei beni per ceti medio borghesi in su! Ma forse è solo una mia proiezione mentale un pò estrema. (ride).
Vivere di musica al giorno d’oggi
Seppur giovanissima rappresenti un nome di spicco nel panorama metal italiano. Visto da fuori sembra un momento di grande fermento visti i recenti successi internazionali di band italiane come Fleshgod Apocalypse, Hideous Divinity e altri. Che fotografia ci regali del momento della musica metal in Italia ?
Penso che purtroppo il metal in Italia non abbia il seguito che meriterebbe. Ma è normale che sia così in quanto non esiste un fetta di pubblico abbastanza ampia da poter assicurare una sufficiente riuscita delle serate delle band emergenti o underground. Se per esempio andassimo in Germania o in Polonia è un pò diverso. Basti pensare all’entità e numero di festival metal che propongono. Dai noi la scena metal undergound esiste, ma l’ho sempre vista molto piccola e mi pare addirittura che nel tempo sia ancora un pò più ristretta. Ricordo che già all’età di 14 anni quando andavo ai concerti delle band metal o rock in zona mia era difficile vedere un locale totalmente riempito. Ciò nonostante la voglia di suonare e supportare la scena underground c’è sempre. Comunque c’è anche da dire che quando ci sono dei nomi di spicco come i Behemoth i live club vengono riempiti!
Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un ragazzo adesso per lavorare ? Come pensi si evolverà questo lavoro ?
Per diventare un batterista di professione credo bisogni esser “quadrati” di testa, umili di spirito e allo stesso ambiziosi, determinati e costanti, con infinite risorse energetiche! Esser bravi, aver studiato, aver della bella strumentazione ed un buon curriculum non basta… Non è sufficiente e come in qualsiasi altro settore bisogna essere intraprendenti. I campanelli sono fatti per essere suonati!
Sul come si evolverà questo settore penso che di base rimarrà come ora e come lo è sempre stato, ovvero che chi è davvero unico e in grado di comunicare con un linguaggio universale in continua evoluzione sarà chi perdurerà e chi invece è una “copia della copia” _cit. Nine Inch Nails_, ad eccezione di qualche successo momentaneo anche se planetario, non avrà vita lunga. Esistono i fiammiferi come i focolari!
Sei te in prima persona che ricerchi nuove collaborazioni oppure aspetti che le occasioni si presentino da sole ?
Finora sono state più le richieste di collaborazioni da parte di terzi che da parte mia,
In questo periodo sto collaborando con un producer di musica elettronica dark psy ed un chitarrista metal all’interno del progetto rave metal Cattivator of Death, per il nostro secondo disco che prevede un mix infernale tra dark psy e metal.
Svelerò i dettagli in futuro, quando sarà tutto definito ed ultimato ma per ora posso dire che per me è davvero emozionante riuscire a fondere due genere agli antipodi come nessuno ha mai fatto prima. Unire il metal e la musica rave è sempre stato un miraggio incantevole ed ora noi Cattivator of Death lo stiamo realizzando.
Se prima le collaborazioni avvenivano solo a livello locale, ora si ha la possibilità di registrare e collaborare anche a distanza. A te è mai capitato ? Allargandosi le possibilità, si allarga anche la concorrenza. Perché qualcuno dovrebbe scegliere te come batterista di un progetto ? Cosa pensi che ti possa rendere unico ?
Mi interessa comprendere dapprima l’intento e la psicolgia che si cela sotto ogni brano, ancora prima di preoccuparmi di impugnare le bacchette
Penso di esser molto duttile, perchè mi piace esser al servizio della musica, quindi del musicista o artista che ho davanti. Allo stesso tempo so di poter far emergere il mio sound e di renderlo più o meno protagonista a seconda delle necessità!
Inquadrare l’intenzione del brano, che sia mio o di un altro artista, è fondamentale per entrare nel mood giusto al fine di portare l’ascoltatore nel proprio mondo. E’ come se mi venisse chiesto di colorare una parete di viola senza prendere in considerazioni tutte le varietà, perchè vi è una differenza tra l’ametista e il violetto di cobalto e che per quanto lieve può portare a reazioni emozionali totalmente diverse! Ogni uno deve trovare il proprio metodo per affinare i proprii corpi sottili o se vogliamo chiamarli le proprie porte della percezione.
Se desidero che in un brano la gente oscilli a tempo di musica sicuramente punterò ad un ritmo estremamente regolare, avvolnete e ripetitivo in cui il pezzo potrebbe reggersi in piedi anche solo con la cassa e in cui forse non metterei alcuna rullata. Ecco che qui c’è già un intento ben specifico perchè lo scopo del pezzo è chiaro dal principio.
Entrare nella psicologia del brano per capire cosa esso possa potenzialmente sprigionare attraverso il ritmo è fondamentale per la riuscita del brano stesso.
Ricordiamoci che la musica è fatta per ballare e i modi di ballare sono svariati e senza limiti!
Non sono amante delle drum cover, ma al giorno d’oggi questo “format” sembra essere un espediente molto pratico per proporsi e proporsi. Nel tuo modo di fare le drum cover c’è un’esigenza artistica, la voglia di proporsi o semplice divertimento ? Come realizzi queste cover e come arrangi le tue reinterpretazioni dei brani ?
Cerco di metter in pratica quello che studio e metabolizzo, in un contesto che poi mi torna doppiamente utile: visilità sul web e la messa in pratica di idee che penso di aver fatto mie. Mi piace molto fare i drum remix lo trovo molto stimolante ed interessante!
Per i drum remix normalmente mi baso sulla cassa perchè di per sè la considero come un obbligato, in quanto va a seguire il basso dell’intera canzone, dopodichè sviluppo e rinterpreto tutto il resto.
Ti anticipo che prossimamente farò uscire due nuovi drum remix di due delle mie canzoni preferite in assoluto e in cui sento di aver proposto qualcosa di diverso da quelli fatti in precedenza!
Che importanza deve rivestire la cultura nella tua musica ? Oltre alla musica, come alleni il tuo cervello all’arte ?
Per via del progetto HELLY mi occupo di pensare alla stesura e sviluppo del video, quindi ai soggetti e quale logica utilizzare nell’evolversi della canzone, che deve essenzialmente seguire il tema, la storia e la struttura del brano.
Immagino e visualizzo “cose” mentre ascolto e riascolto il pezzo.
E’ sempre divertente descrivere le motions (i movimenti) dei soggetti dei video ai miei motion grafic desiners, perchè mi ritrovo a far spesso dei gesti improbabili!
Il tuo futuro lavorativo lo vedi in Italia o all’estero ?
All’estero! Mi piacerebbe spaccare tanto in Germania, Repubblica Ceca o paesi dell’est dove la musica elettronica è ben valorizzata su club davvero unici e dallo stile underground che adoro.[/showhide]
Hai 24 anni. La scorsa volta parlando con Nicolò Di Caro, parlavamo della nostra generazione che ha visto cambiare il modo di avvicinarsi alla musica. Ora molta informazione passa attraverso i social e Youtube, mentre una volta si andavano a scoprire i musicisti guardandoli da vivo. Com’è il tuo approccio verso questa nuova tendenza ?
Io continuo a studiare batteria da sola in funzione dei progetti con cui lavoro ed attualmente trovo molto utili i video quando ho delle curiosità, per esempio ritmi latin. Ma se avessi dovuto iniziare da zero basandosi sui video sicuramente non mi sarei sentita a mio agio, perchè, anche oggi, quando si tratta di imparare da zero qualcosa sento ho la necessità che ci sia qualcuno in carne ed ossa ad assicurarmi che non mi stia trascinando addietro degli errori. Per questo è fondamentale, in qualsiasi campo, essere seguiti da un insegnante e anche se la frequenza non è settimanale ritengo sia importantissimo per un neofita che aspira ad arrivare ad un buon livello trovarsi almeno una volta al mese per almeno 4 ore! Ma ricordiamoci sempre che quello che fa davvero differenza è lo studio e la pratica individuale.
Oltre la batteria: il rapporto con l’arte
Cosa rappresenta per te l’arte e come la ricerchi ? Questa ricerca influenza il tuo modo di suonare o d’intendere la vita ?
Le modalità con cui ricerco l’arte non credo abbiano limiti perchè qualsiasi cosa può esser tradotta in arte. Per esempio una camminata in campagna può rivelarsi una ricca fonte di rabbia e quindi d’ispirazione, quando trovo rifiuti abbandonati nel mio cammino…esperienza che si trasforma in energia e quindi la traduco in canzone e poi in visuals o viceversa. Pawel Kukzynski è un artista polacco contemporaneo che amo. Con le sue illustrazioni satiriche dissacranti riporta con estrema lucidità il genere umano di oggi nelle sue contradizioni, falsi miti, dipendenze e schiavitù il tutto condito da un enorme dose di ipocrisia. Condivido appieno le sue opere, tanto che i temi che tratto nel mio progetto spesso combaciano! E quando sono in cerca d’ ispirazione mi immergo nelle sue opere!
Frank Zappa diceva che “senza deviazioni dalla norma non c’è progresso”. Batteristicamente e nella vita quotidiana quali scelte hai fatto per deviare dalla norma ? Quanto conta per te progredire ?
All’inizio tutti prendiamo riferimento da qualcuno, ma a volte non ce ne si rende conto nemmeno. Col tempo_ergo esperienza e pratica, la consapevolezza di questa cosa aumenta ed ecco che è da qui che inizia a svilupparsi realmente il gusto e lo stile del musicista.
Cercare di esser l’emulazione di qualcun altro secondo me può esser ottimo per imparare. Io come primi idoli cercai tantissimo di seguire Lars Ulrich, Joey Jordison, Ginger Fish, Inferno, Terry Bozzio, Mike Terrana, Thomas Lang. All’inizio del proprio percorso è fondamentale seguire nettamente delle regole e prende di riferimento dei modelli, al fine di avere un faro al quale mirare e sui poter contare, ma poi dobbiamo prendere il coraggio di puntare altrove per navigare su mari aperti ed ancora inesplorati!
Per me il percorso consiste nel imparare, per poi “dimenticarsi” consapevolmente delle regole sempre seguite al fine di dipingere la realtà come la sogniamo noi!
Infondo non dimentichiamo che le migliori idee provengono dallo spazio e per raggiungerlo non puoi utilizzare mezzi “normali”!
Sponsor
Sei endorser dei piatti TRX. Come ti trovi con questi piatti ?
Sono entusiasta di poter suonare per questo marchio di piatti artigianali prodotti in Turchia. I piatti che mi sono scelta soddisfano le mie esigenze e mi permettono di sentirmi sempre a mio agio in diversi contesti musicali. Anche se è un paradosso li trovo versatili quanto definiti! Avendo un set bello colorato e vario posso modularlo come mi pare. Il set al completo è formato da: della serie MDM un 20″ brilliant heavy ride e un 14″ brilliant china; della serie BRT un 16″ e 18″ lightning crash, un 14″ china e una 6″ bell; della serei STORM un 14″ hi hat; della serie ALT un 6″ splashes (x2); della serie SFX un 14″ stacker messo su un MDM 14″ china per dare un effetto china molto secco.
Ho visto che sponsorizzi l’applicazione Drumtune Pro. Puoi parlarmene ?
Si tratta di un applicazione per telefono per accordare la batteria. è pazzesca. Ci sono a disposizione dei paramentri che ti consentono di regolare al meglio la propria batteria: può indicare la marca, il modello, le misure, le pelli, il numero dei tiranti dei tamburi che utilizzi e puoi scegliere in quale tonalità accordare il set, o direttamente quale nota vogliamo ottenere su un tamburo. Consiglio di dare un occhio al sito perchè è davvero sorprendente.
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