Non ci si rivede nell’etichetta di “turnista“. Fabio è prima di tutto il batterista della band che supporta un artista.
Potrebbe sembrare una differenza minimale, ma in questo limite sottilissimo troviamo parte della filosofia sullo strumento che ci regala uno dei musicisti più istrionici dell’intero panorama italiano e non solo. In poche parole : Fabio Rondanini.
Prima di tutto per passione, ma ovviamente anche per lavoro, ascolto moltissima musica. Di ogni genere, di ogni caratura. E’ sempre più difficile per me, trovare batteristi riconoscibili al primo colpo. Senza ombra di dubbio Fabio è uno di questi.
E dire che lui fa di tutto per mettermi in difficoltà. Non esiste un genere che lui non abbia colorato con la sua arte. Lo troviamo nelle sonorità ruvida degli Afterhours, nel grande funk revival dei Calibro 35, nel raffinato cantautorato del trio Gazzè-Silvestri-Fabi (con cui ha anche collaborato nelle rispettive carriere), nella resident band del programma Gazebo, oltre a tante produzioni d’eccezione a servizio di nomi quali Roberto Angelini, Carmen Consoli, Teatro degli Orrori, Fabrizio Moro, Mina, Tricarico, Nic Chester e tanti altri.
Un suono inconfondibile
Insomma quando si pensa ad una serie così importante di collaborazioni, si pensa ad un batterista più simile ad un freddo juke box che non ad un essere umano pensante. No, Fabio è molto di più. Ha il suo inconfondibile suono e fa che la musica si amalgami con lui, a suoi colori, alla sua arte, alla sua ricerca, alla sua inconfondibile personalità. Tutti componenti che ne determinano una professionalità unica e tra le più apprezzate tra gli addetti ai lavori.
L’inconfondibile sound di Fabio è frutto di una ricerca continua e sostenuta. Ho parlato con tantissimi batteristi. Molti per moda o semplicemente perchè “fa figo” ostentano una passione per strumenti vintage, ma per chi ne capisce, è facile riconoscere i millantatori.
Fabio è decisamente uno dei più autentici amanti del vintage, e decisamente non per moda. Si tratta di un’esigenza. Esplorare le radici, capire le origini, racchiudere l’essenza e farla propria. Che si tratti di strumenti o di musicisti del passato, che si tratti di batterie o di percussioni. Un esperto del suono dello strumento ed ogni composizione che lo vede presente, ringrazia la sua immensa perizia.
Generalmente ama piatti molto leggeri. Non ne usa molti quando suona, ma sono sempre accuratamente selezionati per raggiungere lo scopo finale. La sua firma è sul charleston. Non si separa mai dal suo Zanki da 14″. Il grande feeling acquisito, l’attento ascolto e le tante sessioni in cui è stato utilizzato, hanno fatto sì che quando si è trovato a scegliere un altro piatto, si ritrovò senza saperlo, a scegliere un piatto che venne prodotto dagli stessi artigiani che produssero il suo hi-hat preferito.

Una testimonianza del grandissimo eclettismo di Fabio è senza ombra di dubbio la sua performance da batterista solista per la colonna sonora della serie “Dov’è Mario?” di Corrado Guzzanti.