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L’approssimarsi dell’inizio del nuovo tour del celebre cantautore romano è una scusa per scambiare qualche chiacchiera con il giovane batterista che accompagna Fabrizio Moro da qualche anno : Alessandro Inolti.
Il tour si articola in 20 date sparse per tutta Italia e che toccherà teatri e palazzetti. I concerti inizieranno il 18 e 19 ottobre presso il Palasport di Roma, e proseguiranno il 26 al Mediolanum Forum di Assago (MI), il 13 novembre alla Tuscany Hall di Firenze, il 16 al Teatro Dis_Play di Brescia, il 18 all’Europauditorium di Bologna, il 20 al Teatro Colosseo di Torino, il 26 al Teatro Ponchielli di Cremona, il 29 al Nuovo Teatro Carisport di Cesena, il 30 al Teatro La Fenice di Senigallia (AN), il 2 dicembre al Teatro Massimo di Pescara, il 4 al Teatro Augusteo di Napoli, il 5 al Teatro Team di Bari, il 6 al Teatro Verdi di Brindisi, il 12 al Teatro Openjobmetis di Varese, il 14 al Teatro Verdi di Montecatini (PT) e il 18 al Pala Congressi di Lugano.

Intervista ad Alessandro Inolti
Ciao Alessandro, questo è il tuo quarto tour con Fabrizio Moro. Come ti stai preparando ?
Ciao Valerio e un saluto a tutti i lettori. Quest’anno ho deciso di prepararmi diversamente rispetto al passato, una sorta di Inolti versione 2.0.. fa ridere vero? La sto vivendo così, sto sperimentando sulla mia pelle un approccio diverso dal solito : non appena rientrato dalla mia vacanza estiva in Svizzera ho iniziato ad andare a correre per 3 volte a settimana e ogni volta facevo almeno 9km di corsa e tutto ciò fino a ieri. Perché la corsa? Credo sia un ottimo modo per rendere il proprio corpo attivo specialmente per noi batteristi ed è sopratutto ottimo per me perché le scalette e i concerti che facciamo con Fabrizio sono sempre lunghe e molto intense quindi c’è bisogno di avere un buon allenamento fisico per reggere al meglio il tour. In più ovviamente studio i pezzi ogni giorno, cercando anche di trovare cose diverse dallo scorso anno ma sempre inerenti al brano che sto suonando.
Questo sarà un tour particolare perché farete sia dei palasport, sia dei teatri. Che soluzioni hai escogitato per questi ambienti dall’acustica così differente ?
In realtà affronterò i teatri nello stesso modo in cui affronto i palasport, l’unica differenza sarà che magari nei teatri evito di suonare troppo forte.. o per lo meno ci proverò!
Tempo fa parlando con altri batteristi, qualcuno a proposito del sempre maggiore impiego di batteristi stranieri per cantanti italiani diceva che un aspetto che spesso viene poco preso in considerazione dai batteristi italiani è l’arte di fare spettacolo. Per quello che ti riguarda, un aspetto che viene molto esaltato di una tua esibizione dal vivo è il tuo pieno coinvolgimento anche scenico all’interno della performance. Pensi che questo aspetto debba essere un qualcosa di sempre più preponderante per il musicista moderno ?
Sicuramente è fondamentale fare spettacolo, la musica dal vivo è spettacolo poi dipende sempre dal contesto in cui ci si trova, ovvio che in un orchestra non mi metto a lanciare le bacchette in aria.. forse!
Per il resto credo che alcuni artisti italiani chiamano batteristi stranieri per il semplice fatto che prendono anche visibilità dallo strumentista che chiamano e magari se chiamo tizio a suonare nella mia band probabilmente avrò l’attenzione di una fetta di pubblico che non sarebbe probabilmente mai venuto al mio concerto..
Oppure c’è chi è semplicemente fissato e magari vuole Vinnie Colaiuta alla batteria e posso capirlo!
Nel corso delle prove e dell’allestimento, provate ogni singolo dettaglio o lasciate qualche margine dal vivo per l’improvvisazione ?
Lo spettacolo è preparato perfettamente al minimo dettaglio in prova, difficilmente lasciamo margini di improvvisazione, però chissà…
Nello scorso tour uno dei punti più apprezzati dal pubblico era il momento del tuo solo. Com’è nata quellidea ? Sarà replicata anche durante questo tour ? Come elaboravi quel momento ?
Non so se posso preannunciare la presenza di un solo di batteria non vorrei rovinare qualche sorpresa… l’idea è nata da Fabrizio stesso ed io ho avuto un pò di ansia inizialmente perché non sono un amante dei soli di batteria e non ho i numeri per farli, quindi mi sono dovuto ingegnare e fare del mio meglio… magari quest’anno si replica.. chissà!

Che novità hai aggiunto nel tuo kit per questo tour ?
Ci sono delle piccole/grandi novità. Partiamo con l’introduzione della fantastica TM6 Pro della Roland (grazie di cuore a Matteo Mazzieri di Roland Italia per il grande supporto che mi è stato dato e continuano a darmi), alla TM6 collego 5 trigger ovvero rullante, cassa tom e due timpani. Porterò con me l’spd-sx con il pedale cassa KT-10 (grazie ad Alessandro Ungaro per avermelo prestato!) ed il BT-1. Per quanto riguarda il lato acustico e batteristico quest’anno ho portato il doppio pedale, dato che abbiamo qualche pezzo sul rock spinto e un bellissimo chinese 18″ della serie HH, rigorosamente Sabian!
Hai aggiunto un doppio pedale ed un china, come mai questa scelta più votata all’hard rock ?
In scaletta abbiamo alcuni pezzi rock, tra cui Quasi (
che potete ascoltare sull’ultimo disco di Fabrizio Moro) e per questo ho pensato che sarebbe potuto tornare utile per dargli quella spinta rock in più e per lo stesso motivo ho voluto aggiungere un china che sembra un piatto ormai abbandonato vista la prepotente e onnipresente moda dei famosi STACK.
In più una bella idea me l’ha data un amico e collega Andrea Polidori che ringrazio tantissimo, il doppio pedale torna utile anche come spare, se ci pensate bene… se dovessi avere problemi con la catena o con la molla del destro posso tranquillamente finire il concerto con il pedale sx utilizzando l’hihat ausiliario che tengo sopra l’hihat principale.
Una cosa particolare del tuo set è la scelta di due piatti stessa misura e stesso modello. Come mai questa scelta ? In generale come scegli i piatti da usare per un tour ?
Sono abbastanza pignolo sulla scelta di un crash. Ne ho cambiati e provati tanti ed un giorno ho scoperto gli HHX x-treme e non ne ho potuto più fare a meno. Mi piace che i crash siano accoppiati bene e i due 19” x-treme che utilizzo per me sono perfetti : uno è leggermente più chiaro dell’altro così ho un suono simile ma con una sequenza equilibrata, a sinistra tengo il più chiaro e a destra il più scuro, cambia il colore ma non cambia la tipologia di crash.
La scelta dei piatti da tour ricade sulla tipologia di tour che si va ad affrontare; trovo molto utili i piatti crash che hanno un attacco deciso e un decay molto veloce perché danno meno fastidio, per quanto riguarda ride e hihat scelgo sempre un piatto che abbia un bell’attacco così nei posti grandi non si perde e se serve un riferimento per i musicisti o per l’artista sarà sempre riconoscibile e chiaro.
Amo da impazzire i piatti scuri, il mio ride preferito è il mio artisan Elite da 22” però un piatto del genere ha bisogno di un contesto diverso per dargli il giusto valore.
Secondo tour con la Rv drums. Quali sono le peculiarità che ti esaltano di questo set ? Come accordi i tamburi ?
È un set meraviglioso, non ho parole per descriverlo. Amo il timbro di ogni singolo fusto, la cassa è perfetta ha una giusta dose di punta e di basse.
Per quanto riguarda l’accordatura generalmente tengo la nota dei toms molto bassa, mi piacciono accordature scure che sono anche adatte al genere che suono con Fabrizio. Per i live faccio delle piccole modifiche che non sono delle novità ma sono sempre utili ovvero dentro i timpani (16” e 18”) lascio dei pezzetti di ovatta per togliere un pò di coda e avere meno rientri possibili nei microfoni, mentre sul tom lascio semplicemente un pezzo di nastro telato. Queste sono accortezze che utilizzo per praticità dal vivo mentre in studio invece si può e ho utilizzato qualsiasi combinazione, ovviamente sempre pensando al contesto musicale.
Vogliamo parlare di pelli?
Rigorosamente Evans, G2 sabbiate sui toms G1 Clear come risonanti, GMAD clear su cassa, Power center reverse dot su rullante.
Uno dei tuoi marchi di fabbrica è la presenza di un hi-hat ausiliario accanto all’hi-hat principale. Come l’hai combinato e qual’è l’utilizzo che ne fai con Fabrizio Moro ?
Non è un vero e proprio hihat : sono due modelli che la Sabian ha tirato fuori nel Gennaio del 2018 si tratta di un AAX aero splash da 12 sopra un AA Mini Holy China Natural finish sempre da 12”.
Non vi nascondo che anche a me piacciono gli stack e alcuni brani di Fabrizio si prestano molto bene, quindi ho pensato di combinare uno stack che suonasse si come uno stack ma che possa essere anche eventualmente un secondo hihat.
Negli ultimi anni hai sempre più ampliato la presenza dell’elettronica all’interno del set sia con Fabrizio Moro, sia con Marco Machera. Hai un qualche riferimento in particolare per quello che concerne il mondo della batteria ibrida acustica-elettronica ?
Sicuramente un mio riferimento costante per il versante elettronico è il mio amico e stimato batterista Gianluca “Cataboom” Catalani. Mi confronto spesso con lui ed i suoi lavori sia con gli Aborym, sia in altri progetti sono fonte di grande ispirazione. Per il resto, non ho molti altri riferimenti per quanto riguarda l’elettronica, ma un altro paio di menzioni speciali vorrei farle. La persona che mi sento di citare chi mi ha spinto a sperimentare è stato il grande Pat Mastelotto che negli Stick Man trio utilizza molta elettronica. Poi un approfondito ascolto dei Massive Attack, dei Nine Inch Nails e anche lo stesso lavoro con Marco Machera e gli EchoTest mi hanno portato a sentire il bisogno di ampliare questo mondo.
Dal vivo come gestisci la parte elettronica ? Nello scorso tour usavi 2 moduli Roland TM2, mentre oggi stai usando un TM6pro, qual è la maggior differenza tra questi due settaggi ?
Le differenze fra la TM2 e la TM6 sono tante. La più facile da spiegare è il numero di trigger/pad esterni che si possono collegare alla centralina. Quest’anno abbiamo deciso di triggerare tutto il set e per questo è stato necessario portare una TM6 che oltre alla qualità eccellente del lavoro che esegue, ha anche la possibilità di applicare e modificare tanti parametri e di creare un diverso set totalmente ibrido: una cosa decisamente da non sottovalutare.
Qualche tempo fa ho visto un concerto di Aurora e sono rimasto impressionato dall’utilizzo che ne faceva il suo battersita nonché produttore, quasi su ogni brano aveva un set di suoni impostato nella TM6 e suonava con un set ibrido. Ecco, questa maniera di approcciarsi all’elettronica mi affascina molto perché ti da modo di guardare oltre i propri confini e cambiare anche il modo di vedere la batteria.
Dal vivo come gestisci gli ascolti in cuffia ?
Gli ascolti dal vivo li gestisco tenendo semplicemente ciò che è più importante per la riuscita dello show, non pretendo e non chiedo di ascoltare il disco in cuffia, sappiate che più cose mettete in ascolto e peggio è.
Altro aspetto importante di una tourneè così prestigiosa, ma anche così faticosa, è il trasporto degli strumenti. Puoi raccontare come viene gestito il trasporto dei tuoi strumenti e se hai preso qualche accortezza in particolare ?
Una volta finite le prove gli strumenti li consegniamo al service che si occuperà di portarli in giro per l’Italia. Io ho comprato degli hard case veramente molto utili (ad oggi..) però comunque facciamo sempre una richiesta di flight case perché per sicurezza, se ne abbiamo abbastanza, cerchiamo di mettere la batteria nei flight case piuttosto che portarla semplicemente negli hard case. Devo però dire che sono 3 anni che la batteria gira negli hard case e non ho mai avuto problemi, abbiamo sempre avuto uno staff tecnico veramente in gamba.
Vuoi dire un’ultima cosa ?
3 scottecesss
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