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Free Drumming, le origini (di Paolo Sanna)

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C’è stato un momento preciso nella storia del jazz, ormai oltre 50 anni fa, dove si ripensò a ruoli, strutture, strumenti e tecniche. La storia la conosciamo tutti: Ornette Coleman riunì un doppio quartetto e registrò un lavoro. Uscì un vinile dal titolo Free Jazz, fu l’inizio. Alle batterie Ed Blackwell e Billy Higgins. Fu questo un segnale importante che da subito portò diversi musicisti a ripensare il proprio ruolo e quindi scegliere di allargare idee, concetti e strumentazione. Tutto il periodo è documentato molto bene su testi e dischi. Credo che per “entrare” meglio in ciò che accadde in quegli anni sia importante pensare anche alla situazione sociale e politica di ciò che succedeva in USA in quel periodo.

La rivendicazione africana dei musicisti neri

Un nuovo ruolo per batteristi e percussionisti

Lo stesso successe tra batteristi e percussionisti. Svincolarsi dal ruolo di timekeeper e quindi portare la batteria, in qualche caso allargando il proprio set con percussioni, ad un ruolo paritario con gli altri strumenti, furono le scelte fatte da alcuni batteristi.

Milford Graves

Andrew Cyrille

Sunny Murray

Ed Blackwell

Rashied Ali (Robert Patterson)

Tra i tanti, in rigoroso disordine e in base al mio gusto personale, mi piace ricordare Beaver Harris, Jerome Cooper, Steve McCall, Paul Motian, dopo il periodo Evans naturalmente, Philip Wilson, Steve Reid, Don Moye… mi fermo qui, ma il mio invito a ricercare, essere curiosi e riuscire a stupirci ogni volta è rinnovato. In Europa intanto tra i batteristi e percussionisti che ruotavano nel jazz c’è un grande fermento. Filtrando il free jazz, capendone la lezione e facendo propri meccanismi ed elementi, i musicisti europei riescono a creare una musica con una propria identità.[/showhide]

Free drummig inglese

Free drumming nel centro Europa

Free drumming in Italia

In Italia due percussionisti in quegli anni hanno iniziato a lavorare in ambito sperimentale lasciando testimonianze importanti: Andrea Centazzo e Tony Rusconi.

Andrea Centazzo

Tony Rusconi

Chiaramente anche altri furono in quegli anni i batteristi / percussionisti italiani, creativi e capaci di spingere e portare le proprie idee avanti che si interessarono e avvicinarono alla sperimentazione post free e alla ricerca in quello stesso periodo.
Ancora oggi in Italia un piccolo gruppo di percussionisti creativi continua a ricercare instancabilmente in area sperimentale, adottando come prassi esecutiva la libera improvvisazione (sono convinto che sia questa la pratica necessaria per farlo), pubblica i propri lavori e fa concerti, spesso in spazi autogestiti da musicisti o artisti vari e resiste con forza. Ai primi percussionisti che vissero in tempo reale quel periodo, indicando dove andare e cosa fare a chi ha voluto cogliere, si sono affiancati giovani musicisti che oggi continuano la ricerca e lo fanno con la consapevolezza necessaria oltre che con grande creatività, capacità, conoscenza e gusto … non desidero fare nomi, perché rischierei delle dimenticanze involontarie e non mi sembra giusto, mi sembra invece giusto che siate voi a fare una ricerca recuperando musiche, interviste, video e quant’altro possa spingere avanti le proprie ricerche, anche in base al vostro gusto, cosi come ho fatto io in questo scritto, che è di parte, lacunoso, con gravi mancanze.

Testo per opera di Paolo Sanna

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