Una serata che fa ben presagire per il proseguimento della rassegna. Grande calore è stato riservato all’esibizione dei due musicisti, un calore sintomo anche di una curiosità viscerale verso quanto è stato proposto sul palco. Era la prima volta che i due batteristi si trovavano dal vivo, prima di allora solo qualche contatto telefonico e niente più. Eppure, la sintonia che Massimiliano Furia e Fabrizio Spera hanno portato sul palco ha lasciato basiti chi chiedeva se quello fosse frutto di altri incontri musicali tra i due. Una grande prova d’improvvisazione e di ascolto, in un continuo scambio di ruoli nell’alternarsi tra chi fosse l’elemento ritmico e chi si occupasse dei colori.

La piena sintonia tra i due artisti era già palpabile prima ancora d’iniziare la serata. Già nelle interviste e nei dialoghi durante la cena, i punti di vista espressi sui vari argomenti di dibattito erano sempre condivisi e supportati da entrambi.
La serata
Contrariamente a quello che si era prestabilito inizialmente il concerto è iniziato con qualche minuto di ritardo, ma verso le 21:30 il concerto ha preso inizio con il breve annuncio di Marco, padrone di casa e mattatore della serata prima che iniziasse il concerto, dove non sono mancati momenti d’ilarità e condivisione di vedute musicali. Avrei dovuto dire qualcosa anche io, ma mi sono limitato a ricordare i prossimi appuntamenti della rassegna e l’invito ad essere sempre numerosi e calorosi come la serata che si stava realizzando.
Ad inaugurare la rassegna è stato il solo di Massimiliano Furia. Un grandissimo phatos è stato generato sin da subito con il suono particolare di alcune biglie che andavano a scontarsi dentro una campana tibetana. Da questa figura sonora si è successivamente articolato il solo che è sempre andato via via a crescere di dinamica e d’intensità. Una grandissima prova esecutiva ed improvvisativa da parte del batterista toscano.
Ad un cenno d’intesa da parte di Furia è salito sul palco Fabrizio Spera ed i due partendo da una dinamica molto bassa hanno iniziato il loro dialogo in tamburi. Sono stati esplorati più mondi sonori, usando un modo d’interpretarli in maniera molto originale, prestando il fianco al rumorismo ed a volte ammiccando alla musica sudamericana, a volte colorando con sfumature jazz, altre volte si è andato su un beat dalla matrice quasi pop, il tutto in un continuo esplorare queste sonorità in maniera molto personale e nel rispetto di quanto stesse suonando l’altro musicista. Notevole inventiva e suoni mai scontati. Nessuno spettatore e neanche i due musicisti, sapevano cosa sarebbe successo un secondo dopo. Avendo assistito al sound check e al tempo passato insieme dai due musicisti posso assicurare che nel pieno rispetto della vocazione all’improvvisazione, non vi era nessun canovaccio da seguire o frasi già sperimentate in precedenza. E’ stata una sintonia sincera che ha regalato una serata di grande musica.
Dello stesso parere anche il pubblico che ha riservato un lungo applauso chiedendo un ulteriore bis. Così fuori programma rispetto a quella che era la scaletta della serata, i due si sono dilungati in un altro momento in duo dove hanno continuato a stregare gli spettatori creando ancora una volta un’atmosfera che sapeva di magia e di continua sorpresa. Terminata la serata, numerose sono state le domande fatte ai due musicisti ed in molti (me compreso) hanno acquistato i cd che Massimiliano Furia aveva portato con se.
Le batterie usate
Le due batterie usate rappresentano al meglio gli estri ed il percorso intrapreso dai due musicisti
Fabrizio Spera
Una batteria composta da tamburi di diverse marche, difatti troviamo una grancassa Slingerland 22″x14″, timpano Hi-percussion 14″x14″ ed un rullante Ludwig acrolite 14″x5″ del 1968. A completare i tamburi usati dal batterista romano due mini-timbales in acciaio della Tama dalle dimensioni 8″ (montato sopra il cerchio della grancassa) e 10″ (posizionato come tom). Come piatti erano un Meinl Byzance Jazz 14″, un Istanbul Agop Jazz Ride 22″ ed uno Zildjian Kerope 22″. Nutrita era la componentistica di accessori e mallet a disposizione, con l’utilizzo anche di accessori di uso quotidiano reinventati e trasformati in strumenti musicali. Sul rullante per poter creare degli armonici ogni volta che vi si passasse sopra un altro strumento, era stata sbriciolata delle pece e successivamente strofinata sopra.
Massimiliano Furia
Più azzardato il set proposto da Massimiliano, costituito da un timpano Pearl Export da 16″ riconvertito a cassa, dello stesso modello della grancassa un timpano da 14″, rullante Gretsch Usa Custom 14″x5″. Grande curiosità ha generato la presenza di una seconda grancassa composta da un rototom da 14″. Come hi-hat sono stati alternati una coppia di bell Stagg Black Metal Bell 8″ ed una coppia di Ufip Class 14″. Sulla destra del set, quella che da un punto di vista estetico rappresenta forse la firma del batterista toscano. Uno Zildjian tagliato a spicchio e posizionato verticalmente. Questo piatto è stato più volte suonato attraverso un archetto per violino generando dei gradevoli armonici. Dove generalmente verrebbe posizionato un crash, era posto un piatto rotto e deformato che aveva un suono da un decadimento molto rapido e da una pronuncia che assomigliava a quella di un china. Altro piatto usato è stato uno Zildjian K Custom dry ride 22″. Posizionati sopra la grancassa anche un paio di Ufip Ogororo, un three bell Ufip ed un chimes autocostruito. Molti gli accessori usati tra i quali : campane tibetane, catene, sfere, archetti da violino, una lamiera d’acciaio autocostruita, carillion e molti altri strumenti.