La pazzia ed il genio di Frank Zappa, non poteva non lasciare il segno sul batterista che ha spartito con lui una parte di rilievo delle avventure musicali.
Il destino del chitarrista americano sembra legato a doppio filo a quello di Terry Bozzio.
La pazzia ed il genio di Frank Zappa, non poteva non lasciare il segno sul batterista che ha spartito con lui una parte di rilievo delle avventure musicali.
Il destino del chitarrista americano sembra legato a doppio filo a quello di Terry Bozzio.
In comune hanno delle chiare origini italiane, così come di origini italiane era il compositore preferito di Zappa : Edgar Varese.
L’amore verso la musica di Varese, il suo modo di musicare le percussioni lascia un segno in Zappa, al punto tale che in pochi sanno che il primo strumento suonato da Zappa è la batteria.
La propensione alla musica classica, la passione verso le percussioni, fanno maturare a Zappa un ossessione verso la scrittura delle parti batteristiche.
Il frutto finale del suo lavoro batteristico è la scrittura della temuta Black Page, chiamata così per l’incredibile concentrazione di note musicali. Questo solo di batteria di difficoltà assai ardua, era il banco di prova per capire le abilità di lettura a prima vista da parte del batterista provinato.
Il primo ad esser messo a dura prova, fu proprio il batterista californiano Terry Bozzio.
Prima del provino con Zappa, Terry non aveva mai seguito l’attività del vituoso chitarrista e solo 3 giorni prima del primo provino, comprò 2 album di Zappa. L’esibizione fu molto stressante per il giovane batterista visto l’elevatissimo tasso tecnico che vene imposto, ciononostante la cosa che colpì maggiormente Zappa fu l’esibizione finale quando Bozzio accompagnò un lineare slow blues.
Prima di suonare con Zappa, Terry aveva preso inizialmente lezioni con Todd Fleicher e Ken Blewer (dai quali aveva preso le prime direttive sullo strumento e di lettura), e successivamente con Chuck Brown, Lloyd Davis e Roland Kohloff per apprendere una maggior consapevolezza sulla batteria e sulla musica sinfonica. In quest ultimo periodo inizia a suonare in alcune orchestre cittadine.
Il lavoro con Zappa fu breve ma molto intenso, dal 1975 (Bongo Fury) fino al 1979 (Joe’s Garage), quando lasciò il posto a Vinnie Colaiuta. Dopo l’esperienza con Zappa, Bozzio suonò con il gruppo progressive UK, ed in seguito con Jeff Beck, Missing Person, Herbie Hancock, Steve Vai, Korn e molti altri.
L’attività ed il rapporto con Zappa era stato decisamente proficuo per Bozzio. Difatti gli venne consegnata la consapevolezza dei grandi mezzi che offriva lo strumento. Paradossalmente proprio l’inizio di questa consapevolezza, iniziò a minare i rapporti con Zappa.
“Nel caso di Bozzio non è la batteria che tiene il tempo. Da quando quel ragazzo ha scoperto certi giochi sui piatti, se non tieni il tempo con il piede sei finito. Mi piace Bozzio, è uno dei batteristi più brillanti con cui ho lavorato, ma a volte esagera … “
In un primo momento si pensa di ripristinare un esperimento già provato poco prima dell’arrivo di Bozzio. Usare una formazione con due batteristi e slegare ancora ulteriormente Bozzio dal ruolo di “semplice batterista“. L’altro batterista sarebbe dovuto essere Don Brewer (batterista dei Grand Funk Railroad), ma non se ne fece nulla.
Nel proseguo della sua carriera a servizio di altri artisti, la consapevolezza di Bozzio di voler dare una nuova identità allo strumento inizia sempre più ad evolversi.
Parallelamente all’attività in studio e dal vivo, nel 1988 pubblica il suo primo metodo video intitolato “Solo Drums” a cui segue un fortunato tour di clinic negli Stati Uniti. Notando il kit, si può facilmente intuire il proseguo della propria carriera. Il kit è composto da un gran numero di tamburi, uniti a diversi prototipi di piatti da suoni molto particolari ed inconsueti.
Oltre agli esercizi, è meritorio notare come i soli di batteria vengono interpretati con un’intento unicamente melodico, quasi ad intendere la batteria al pari di strumenti melodici. Al pari di quanto realizzato in precedenza da Max Roach, un ruolo importante viene rivestito dal lavoro degli arti inferiori, i quali con una ritmica mantenuta costante (tecnica che prende il nome di “ostinato“) slega il ruolo degli arti superiori.
Dal 1990 inizia una ricerca sempre più “ostinata” verso la sperimentazione di ostinati con i piedi, e composizioni melodiche con gli arti superiori. A seguito di questa ulteriore evoluzione nascerà “Melodic Drumming & Ostinato“. Quello che inizialmente era solo un metodo didattico, prende forma anche come spettacolo dal vivo. “An evening of solo drum” nasce come spettacolo solista di un batterista solista.
Nel 1995 con la collaborazione con la ditta DW DRUMS, prende forma il kit mastodontico che arriverà ad esser composto da 26 tom, 2 rullanti, 8 grancasse, 53 piatti (inclusi diversi gong), 22 pedali, 2 moduli elettronici ed un numero imprecisato di percussioni.
Il nuovo sponsor ed il kit messo a disposizione, aiutano ad ampliare la gamma sonora in possesso al batterista americano, ed in breve tempo vengono organizzati numerosi tour mondiali che riscuotono un ottimo successo di pubblico e critica.
In questo periodo entra nella “Hall of Fame” della rivista Modern Drummer e per la stessa rivista, vince per due volte il titolo “Best Clinician of the year“. Per la rivista Drum Magazine vince “Best Drummer” e per due volte “Best clinician“. Il titolo di “Best Drummer” viene riconosciuto anche da Schlagwerkrant Magazine (rivista olandese) e Player Magazine (rivista giapponese).
Se non lo avete mai visto dal vivo e volete ascoltare un esempio della magia creata da Terry Bozzio, vi lascio con un esempio della grande maestria del batterista americano
Questo piatto è a tutti gli effetti un invenzione di Bozzio. Si tratta difatti di un piatto montato nella cornice di un roto-tom. Bozzio inziò a farne uso a partire dal 1986. Commercialmente questa combinazione entrò in commercio nel 1988 proprio grazie alla Remo, ma non ebbe gran seguito; due percussionisti come Michael Blair e Chris Parker (fonte The Cymbal Book di Hugo Pinksterboer) per un certo punto della loro carriera, adottarono all’interno del proprio set diverse tipologie dello strano effetto sonoro inventato dal
Album in studio
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.