Negli ultimi anni abbiamo assistito sempre più ad una vera e propria esplosione del fenomeno del mercato legato alla musicoterapia e la meditazione attraverso gli strumenti musicali. Forse lo strumento più celebrato in tal ordine è proprio la campana tibetana.
Com’è fatta la campana tibetana: dimensioni e materiali
Le dimensioni ed il peso delle Campane tibetane sono variabili e non esiste alcun formato “standard”. Difatti il diametro dello strumento può variare da pochi centimetri fino a 40 cm di diametro.
Le più comuni che troviamo in commercio, sono generalmente fatte in bronzo. Tradizionalmente però lo strumento era fatto in altra maniera, ed oggi questa lavorazione è quella più appetibile per i professionisti. Le campane più preziose e quelle considerate migliori per quanto attiene al suono sono quelle composte da una lega che comprende i sette metalli planetari: argento per la Luna, ferro per Marte (e meglio se di origine meteoritica), mercurio per l’omonimo pianeta, stagno per Giove, rame per Venere, piombo per Saturno ed oro per il Sole.
Tuttavia la tecnica di miscelazione e lavorazione è andata persa dopo le persecuzioni dei monaci a cura del regime cinese. Con la tecnica ad oggi più comunemente utilizzata è stata effettuata una ricerca da parte di un’importante università Canadese, in collaborazione con monaci residenti in Nepal. Si è cercato di ricostruire la tecnica di forgiatura delle campane ma, pur riuscendo a miscelare i materiali, non sono riusciti a capire con quale tecnica le campane venivano battute per registrare i timbri senza che queste si rompessero. Pertanto le vere ed uniche campane tibetane presenti sulla terra sono solamente quelle forgiate prima della persecuzione ad opera del regime Cinese.
Perlopiù oggi questi strumenti vengono prodotti in Nepal (attraverso un’antichissima tradizione nella regione del Thado), ma sono presenti e costruite anche in altri stati asiatici come Cina, Giappone e Corea. Tuttavia quelle tibetane però restano le più ricercate per qualità e manifattura.
Dal Tibet alla musica New Age
Si tratta di uno strumento dalle antiche origini che affondano nella cultura tibetana sciamanica pre-buddista. In seguito si è diffusa in tutta il continente asiatico. L’arrivo presso la cultura occidentale è asseribile a partire dagli inizi del ‘900 con alcuni scritti di Perceval London che ne riportano testimonianze. Lo strumento viene usato anche in alcune composizioni di John Cage (“Double Music”, 1941), mentre in Giappone lo strumento diventa elemento fisso del Teatro Kabuki. Solo a partire dagli anni ’70 però troviamo l’esplosione della fama dello strumento in tutto il mondo. I musicisti Henry Wolff e Nancy Hennings pubblicano nel 1971 l’album “Tibetan Bells“, un opera pioneristica della musica new-age. Altri grandi interpreti dello strumento in occidente sono Peter Hess (ingegnere e fisico austriaco, fondatore dell’Istituto per il massaggio terapeutico con le campane), che da anni trasmette le sue conoscenze attraverso seminari e corsi, e del musicista tedesco Georg Deuter, che ha pubblicato due album con protagoniste assolute le Campane tibetane (Nada Himalaya, 1997 e Nada Himalaya 2, 2005).
