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Neil Ellwood Peart (12 settembre 1952 – 7 gennaio 2020) è stato una pietra miliare per la batteria. Non esistono altre parole. Batterista mirabile e persona dotata di un intelleto sopraffino.
Conosciuto universalmente per il suo impiego nei canadesi Rush, all’interno della un musicista era anche autore dei testi. Peart vanta un numero impressionante di premi, tra cui un’induzione nel Modern Drummer Readers Poll Hall of Fame nel 1983, che a tutt’oggi lo rendono il batterista a più giovane ad esservi mai entrato. Il suo modo di suonare la batteria è stato rinomato per la sua competenza tecnica e le sue esibizioni dal vivo per la sua natura esigente e resistenza.
12 settembre 1952
Infanzia ed inizi
Peart nacque il
12 settembre 1952 da Glen e Betty Peart. Era il primo di 4 figli e visse i suoi primi anni nella fattoria della sua famiglia a Hagersville, alla periferia di Hamilton. Gli altri fratelli, Danny e le sorelle Judy e Nancy nacquero dopo che la famiglia si trasferì a St. Catharines quando Peart aveva due anni.
In quel momento suo padre divenne direttore delle parti per Dalziel Equipment, un rivenditore di macchine agricole International Harvester. Nel 1956 la famiglia si trasferì nella zona di Port Dalhousie della città. Peart ha frequentato la Gracefield School e successivamente la Lakeport Secondary School. Nel ricordare la sua infanzia, Peart la descrive come felice e afferma di aver vissuto una calda vita familiare.
1965
Inizia l’amore per la batteria
Dai primi anni dell’adolescenza, Peart iniziò ad interessarsi seriamente alla musica. Acquistò una radio a transistor, che avrebbe usato per sintonizzarsi sulle stazioni di musica pop che trasmettevano da Toronto, Hamilton, Welland, Ontario e Buffalo, New York.
Il suo primo avvicinamento agli strumenti musicali avvenne con delle lezioni di piano. Nel suo video didattico “A Work in Progress” Peart dirà che quelle lezioni non hanno avuto molto impatto sulla sua formazione. Difatti il giovane Neil aveva un particolare fascino verso la batteria. La componeva usando vari oggetti trovati di volta in volta in casa e percossi con un paio di bacchette. Le bacchette gli erano state regalate per il suo tredicesimo compleanno, insieme ad un tamburo da allenamento e alcune lezioni, con la promessa che in seguito, gli avrebbero comprato un kit.
La promessa venne mantenuta ed il compleanno seguente, i genitori gli comprarono una batteria. Neil iniziò a prendere lezioni da Don George al Peninsula Conservatory of Music. Il suo debutto sul palcoscenico avvenne quell’anno al concorso di Natale della scuola nella St. Johns Anglican Church Hall di Port Dalhousie. Come riporta il libro The Rush Chronology di Patrick Lemieux, il gruppo di Neil eseguì una parodia di un classico dei Rolling Stones “Get off of my clud” che venne trasformata in “Gett of my pizza”.
Il suo primo gruppo era un trio che eseguiva principalmente cover e chiamato The Eternal Triangle. Durante le loro performance c’era anche un pezzo dal titolo piuttosto originale “LSD Forever” che conteneva un assolo di batteria. Purtroppo il gruppo ha vita breve e già alla fine del 1967, le strade dei 3 componenti si dividono.
La famiglia di Neil si trasferisce nuovamente e Neil inizia a lavorare. Trovò lavoro a Lakeside Park, a Port Dalhousie, sulle rive del lago Ontario, che in seguito ispirò una canzone con lo stesso nome sull’album Rush Caress of Steel. In seguito lavorerà al Bubble Game e al Ball Toss, ma la sua tendenza a essere poco volenteroso sul lavoro, lo portarono ben presto ad essere allontanato da entrambi i posti di lavoro.
Dalla sua adolescenza, Peart aveva suonato in gruppi locali come Mumblin ‘Sumpthin’, The Majority e JR Flood. Nessuna di queste formazioni ebbe relativamente successo. Perlopiù si esibivano nelle sale della chiesa, nelle scuole superiori e nelle piste di pattinaggio nelle città dell’Ontario meridionale come Mitchell, Seaforth ed Elmira. Spesse volte Neil, le notti di martedì, partecipava alle jam session al Niagara Theatre Centre.
1970
A 18 anni il viaggio a Londra
A diciotto anni dopo aver lottato per raggiungere il successo come batterista in Canada,
Peart viaggiò a Londra, in Inghilterra, sperando di proseguire la sua carriera come musicista professionista.
Il suo obbiettivo era quello di vivere nella città del suo grande mito: Keith Moon.
Londra si rivelò da subito una città difficilissima e molto costosa. Si stabilì nel quartiere di New Barnet (nella periferia nord della città), e per sostenersi, iniziò a lavorare vendendo gioielli in un negozio chiamato The Great Frog in Carnaby Street. Allo stesso tempo scoprì anche il piacere dell’alcool e del jazz, musica che fino ad allora aveva relegato a “roba da papà”. Oltre all’alcool, Neil inizia a sperimentare anche l’LSD e gli acidi.
Ma oltre a queste esperienze, mentre era a Londra, Neil si imbatté negli scritti del romanziere e dell’oggettivista Ayn Rand. Gli scritti di Rand divennero una significativa influenza filosofica iniziale su Peart, poiché trovò che molti dei suoi scritti sull’individualismo e sull’oggettivismo fossero di ispirazione. Riferimenti alla filosofia di Rand si trovano nei suoi primi testi, in particolare “Anthem” del 1975 di Fly by Night e “2112” del 2112 del 1976.
A Londra, Neil viene introdotto in una band chiamata English Rose. Il gruppo aveva una sala prova e scrivevano pezzi originali. Registrarono una demo nella speranza di riuscire a trovare qualche ingaggio. Riponendo piena fiducia nel gruppo, Neil lasciò il suo lavoro per dedicarsi a pieno regime al gruppo. Dopo un concerto sfortunato e litigi con il manager, Peart lasciò il gruppo unendosi ad altre piccole formazioni locali, nessuna delle quali gli portò alcun successo.
Dopo diciotto mesi, Peart rimase deluso dalla sua mancanza di progressi nel settore della musica; mise in sospeso la sua aspirazione di diventare un musicista professionista e tornò in Canada. Al suo ritorno a St. Catharines, ha lavorato per suo padre vendendo parti di trattori presso Dalziel Equipment.
1974
Inizia l’avventura nei Rush
Dopo essere tornato in Canada, Peart divenne sempre più disaffezionato all’idea di diventare un musicista. L’esperienza londinese l’aveva molto provato. Ma ciononostante non si diede per vinto.
Peart fu reclutato per suonare la batteria per una band di St. Catharines conosciuta come Hush, che suonava sul circuito dei bar nell’Ontario meridionale. Poco dopo, una conoscenza reciproca convinse Peart a fare un provino per la band di Toronto, Rush, che aveva bisogno di un rimpiazzo per il suo batterista originale John Rutsey.
Nel luglio 1974, Neil Peart, Geddy Lee e Alex Lifeson si trovarono per la prima insieme a suonare. Ma quell’audizione non fu per nulla memorabile. I suoi futuri compagni di band descrivono il suo arrivo quel giorno come alquanto divertente, mentre arrivava in pantaloncini, guidando una vecchia Ford Pinto malconcia con i suoi tamburi immagazzinati nei bidoni della spazzatura. Peart pensava che l’intera audizione fosse stata un disastro completo. Mentre Lee e Peart si trovarono immediatamente a livello personale (entrambi condividendo gusti simili in libri e musica), Lifeson ha avuto un’impressione meno favorevole di Peart.
Dopo alcune discussioni tra Lee e Lifeson, Peart si unì ufficialmente alla band il 29 luglio 1974, due settimane prima del primo tour negli Stati Uniti del gruppo. Peart acquistò un kit Slingerland che suonò al suo primo concerto con la band, aprendo per Uriah Heep e Manfred Mann’s Earth Band di fronte a oltre 11.000 persone alla Civic Arena, Pittsburgh, in Pennsylvania, il 14 agosto 1974.
Peart presto si stabilì nella sua nuova formazione, diventando anche paroliere principale della band. Prima di unirsi a Rush aveva scritto alcune canzoni, ma, con gli altri membri in gran parte disinteressati alla scrittura di testi, la scrittura precedentemente sottoutilizzata di Peart è diventata nota come la sua musicalità.
1975
Fly by night: la carriera di Neil Peart prende il volo
La sua prima registrazione con la band è l’album Fly by Night del 1975. L’album ebbe un discreto successo, vincendo il Premio Juno per il nuovo atto più promettente. Sfortunatamente il seguito, Caress of Steel, per il quale la band aveva grandi speranze, fu accolto con ostilità sia dei fan che della critica.
In risposta a questa ricezione negativa, la maggior parte delle quali era rivolta all’epopea “The Fountain of Lamneth” di B side, Peart rispose scrivendo “2112” sul loro prossimo album con lo stesso nome nel 1976. L’album, nonostante la casa discografica l’indifferenza, divenne la loro svolta e ottenne un seguito negli Stati Uniti. Il tour di supporto è culminato in uno stand di tre notti alla Massey Hall di Toronto, un luogo che Peart aveva sognato di suonare ai suoi tempi sul circuito dei bar nell’Ontario meridionale e dove era stato presentato da Lee come “Il professore alla batteria”.
I batteristi preferiti di Neil Peart
In un’intervista per Modern Drummer del 1983, Neil Peart dichiarò
“Una cosa che ho imparato sulle influenze è che sebbene copiare uno stile non possa mai essere originale, copiare molti stili spesso è originale … Il miglior consiglio per chi vuole sviluppare uno stile originale è: non copiare un batterista , copia venti! Io ne ho copiati cento”. (Modern Drummer, febbraio 1993)
Tra i principali riferimenti batteristi di Neil si svaria in diversi generi. Il primo batterista ad averlo influenzato è stato Gene Krupa. Successivamente quando nel periodo dell’adolescenza si avvicinò al rock, Neil Peart scoprì l’amore per John Bonham , Mitch Mitchell e Ginger Baker.
Ma senza ombra di dubbio, l’ossessione ricorrente per gran parte della carriera di Neil è stato Keith Moon. Neil Peart andò a vedere gli Who dal vivo diverse volte e la scelta a 18 anni di andare a Lodra, fu in gran parte spinta proprio per l’amore verso il batterista inglese. Anche il suo stile in quegli anni era molto simile a quello del batterista degli Who.
Nel corso della carriera e con l’evolversi dello stile, Neil si appassionò al drumming delle icone del prog come Bill Bruford, Carl Palmer, Michael Giles, Terry Bozzio e Phil Collins, ma anche ai primi sperimentatori con l’elettronica come i già citati Bozzio e Bruford oltre che Stewart Copeland.
Burning for Buddy
Neil Peart rende omaggio a Buddy Rich
Menzione particolare per l’amore che Peart aveva per Buddy Rich.
Le registrazioni del disco avvennero presso il Power Station, NYC. Peart si occupò della produzione del disco che partì dal maggio del 1994. Sempre a Peart si deve l’idea originale di un album tributo a Buddy Rich alla presenza di alcuni dei più importanti batteristi di allora. Particolare la scelta di chiamare anche Max Roach che in passato ebbe diversi screzi con il batterista omaggiato.
- Dancing Men – alla batteria Simon Phillips
- Mercy, Mercy, Mercy – alla batteria Dave Weckl
- Love for Sale – alla batteria Steve Gadd
- Beulah Witch – alla batteria Matt Sorum
- Nutville – alla batteria Steve Smith
- Cotton Tail – alla batteria Neil Peart
- No Jive – alla batteria Manu Katché e Mino Cinelu
- Milestones – alla batteria Billy Cobham
- The Drum Also Waltzes, Pt. 1 – alla batteria Max Roach
- Machine – alla batteria Rod Morgenstein
- Straight, No Chaser – alla batteria Kenny Aronoff
- Slow Funk – alla batteria Omar Hakim
- Shawnee – alla batteria Ed Shaughnessy
- Drumorello – alla batteria Joe Morello
- The Drum Also Waltzes, Pt. 2 – alla batteria Max Roach
- Lingo – alla batteria Bill Bruford
- Ya Gotta Try – alla batteria Marvin “Smitty” Smith
- Pick Up the Pieces – alla batteria Steve Ferrone
Nel 1997 è stato pubblicato un suo seguito. In larga somma i nomi che comparirono furono gli stessi con qualche piccola aggiunta.
- Moment’s Notice – alla batteria Steve Smith
- Basically Blues – alla batteria Steve Gadd
- Willowcrest – alla batteria Bill Bruford
- In a Mellow Tone – alla batteria Gregg Bissonette
- Time Check – alla batteria Dave Weckl
- Goodbye Yesterday – alla batteria Simon Phillips
- Groovin’ Hard – alla batteria David Garibaldi
- Big Swing Face – alla batteria Kenny Aronoff
- Standing up in a Hammock – alla batteria Marvin “Smitty” Smith
- Take the “A” Train – alla batteria Joe Morello
- One O’Clock Jump – alla batteria Neil Peart
- Them There Eyes – alla batteria Steve Arnold
- Channel One Suite – alla batteria Buddy Rich
Discografia
Album in studio
Rush
1975 – Fly by Night
1975 – Caress of Steel
1976 – 2112
1977 – A Farewell to Kings
1978 – Hemispheres
1980 – Permanent Waves
1981 – Moving Pictures
1982 – Signals
1984 – Grace Under Pressure
1985 – Power Windows
1987 – Hold Your Fire
1989 – Presto
1991 – Roll the Bones
1993 – Counterparts
1996 – Test for Echo
2002 – Vapor Trails
2007 – Snakes & Arrows
2012 – Clockwork Angels
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