Ha da poco dato alle stampe il suo nuovo metodo didattico dal titolo assai imponente. “Revolutions in modern drumming” già dal titolo si propone di rivoluzionare il linguaggio musicale dei batteristi che vogliono definirsi moderni. E bisogna riconoscere che John B. Arnold nel corso della sua carriera ha più volte rivoluzionato il suo modo di suonare proprio per esprimersi in maniera sempre più moderna. Una carriera percorsa sempre con coraggio e fermezza, in maniera personale e mai scontata.
Questo metodo mi da l’occasione di poter scambiare qualche considerazione sui diversi aspetti che caratterizzano la personalità esplosiva di un batterista moderno qual’è John B. Arnold
Intervista a John B. Arnold
Ciao John, è per me un piacere poterti intervistare per il mio blog. Hai da poco dato alle stampe “Revolutions in modern drumming”. Un titolo decisamente molto impegnativo quindi ti chiedo quali sono le principali innovazioni riportate in questo metodo ?
Come è nata l’idea di scrivere un metodo ? Quanto tempo hai impiegato a sviluppare le idee che ci sono riportate ?
Oltre per gli aspetti tecnici, sei conosciuto anche per una ricerca costante sul suono. Anche questo aspetto viene trattato nel metodo ?
Usi un’accordatura molto tirata e nessuna sordina, mentre nelle attuali produzioni musicali jazz, rock, funk, hip-pop, vengono prediletti tamburi molto giù di accordatura e molto stoppati. Questa tua scelta è una sorta di sfida ai suoni odierni oppure un modo di rivangare la tradizione ?
A chi è rivolto questo metodo ?
Qualche altro professionista ha supervisionato il materiale ? Hai avuto qualche recensione particolare o degli aspetti che ti sono stati fatti notare che ti hanno particolarmente inorgoglito ?
Quali sono a tuo dire dei rivoluzionari della batteria moderna ? Cosa vuol dire per te essere rivoluzionari ?
Sei un appassionato di vinili. Da dove nasce questa passione ? Pensi che il ritorno dei vinili sia un qualcosa che possa aver cambiato l’attuale industria discografica ?
Il ritorno dei vinili e delle batterie vintage ha messo in luce una grande riscoperta delle nuove generazioni verso la musica del passato. Che rapporto hai te con il passato e con le radici della musica ?
Commercialmente negli ultimi anni i metodi hanno avuto una brusca frenata. Alla vendita del libro hai anche allegato delle micro lezioni sui tuoi canali social e canale Youtube. Pensi che questa sia la via per rilanciare il mercato dell’editoria didattica ?
Per promuovere questo metodo hai fatto clinic in tutta Italia. Che risposta hai avuto ?
Hai fatto anche una clinic in Polonia. Negli ultimi anni proprio la Polonia sembra essere uno stato in grande ascesa, favorita anche dalla posizione geografica vicina a grandi realtà musicali come quella tedesca e quella delle repubbliche baltiche. Che reazione ha avuto il tuo metodo ?
Sei attivo oltre che come performer e didatta, anche come compositore. Difatti hai all’attivo 4 album a tuo nome. Come sono nate queste composizioni ? Suoni anche altri strumenti ?
Il lavoro da compositore come influenza il tuo drumming ?
Ti seguo da diverso tempo. La prima volta in assoluto ti vidi alla Casa del Jazz con il progetto TRICYCLES. Mi ricordo che rimasi folgorato perchè era una delle prime volte che vedevo un batterista che armeggiava anche con il computer ed effetti sonori, ma anche la grande presenza scenica condita da uno dei tuoi marchi di fabbrica, ossia i famosi stick-trick. I Stick trik per te sono un’esigenza di fare spettacolo o è anche una ulteriore ricerca sonora ?
Prestando molto attenzione ai suoni, spesso hai modificato strumenti per ottenere i suoni che avevi in testa. Mi vengono in mente gli esperimenti che facesti con una batteria elettronica giocattolo, o piatti con molti rivetti. Da dove parte la tua ricerca sonora ? Fai ancora esperimenti con l’elettronica ?
Uno dei primi ricordi che ho di te era quando lavoravo in un noto negozio romano e venivi a comprare le bacchette Vic Firth Jo Jo Mayer e successivamente le tagliavi con la sega per accorciarle di più. Come mai hai l’esigenza di suonare con bacchette molto corte ?
Hai qualcosa che ritieni essere la tua firma sonora per cui qualcuno ti può facilmente riconoscere ? Cosa rappresenta per te il suono ?
Una cosa molto particolare del tuo setup è anche il posizionamento dei tamburi. Difatti usando la traditional, ha sempre tenuto il rullante piegato in avanti, ma negli ultimi anni hai molto enfatizzato questa posizione ed ora lo usi con un’angolatura che ho visto fare solo a Daru Jones !!! Viceversa gli altri componenti (tom e piatti) sono posizionati molto dritti. Come mai questa scelta e come sei arrivato a questo posizionamento ?
Suonando e viaggiando molto all’estero, che percezione si ha della musica e dei batteristi italiani all’estero ?
Negli States i musicisti sono maggiormente strutturati al punto tale di avere anche un sindacato. Secondo te ci arriveremo mai anche in Italia ?
Cosa rappresenta per te la batteria ?
Com’è nata la tua passione per lo strumento ? Come hai iniziato e qual’è stato il tuo percorso didattico ?
Sei il nipote di Hoagy Carmichael. Questa parentela ti ha aiutato oppure ha rappresentato una difficoltà ulteriore ?
Hai avuto la possibilità di suonare con Chet Baker. Cosa puoi raccontare di quell’esperienza ? Hai qualche aneddoto particolare ?
Chet Baker ha sempre avuto grandissimi batteristi a suo servizio ed è tra i pochi grandi del jazz che ha sempre avuto particolare occhio di riguardo proprio verso i suoi batteristi. Prestava particolare attenzione su qualche punto del drumming ? TI dava qualche consiglio in particolare ?
Altro grandissimo personaggio di cui hai guadagnato la stima è John McLaughlin. Com’è nata e come si è articolata questa esperienza ?
Cosa rappresenta per te l’arte e come la ricerchi ? Questa ricerca influenza il tuo modo di suonare o d’intendere la vita ?
Se prima le collaborazioni avvenivano solo a livello locale, ora si ha la possibilità di registrare e collaborare anche a distanza. A te è mai capitato ? Allargandosi le possibilità, si allarga anche la concorrenza. Perché qualcuno dovrebbe scegliere te come batterista di un progetto ? Cosa pensi che ti possa rendere unico ?
Sei te in prima persona che ricerchi nuove collaborazioni oppure aspetti che le occasioni si presentino da sole ?
Quali sono le maggiori difficoltà dell’ambiente musicale attuale ? Hai mai pensato di smettere ?
Frank Zappa diceva che “senza deviazioni dalla norma non c’è progresso”. Batteristicamente e nella vita quotidiana quali scelte hai fatto per deviare dalla norma ? Quanto conta per te progredire ?
Ti vorrei chiedere qualcosa riguardante la parte più lavorativa di questo lavoro. Come elabori il tuo cachet rispetto al lavoro proposto ? C’è sempre trasparenza in questo mondo oppure talvolta ti sei sentito sfruttato ?
Cosa noti nelle nuove generazioni e nel loro approccio alla musica ? Che mondo musicale pensi che si troveranno ad affrontare quando inizieranno a suonare in giro ?
Come insegnante hai lavorato negli States, Germania e Italia. Quali sono le principali differenze di queste realtà musicali ? Qual è la differenza tra gli allievi di questi stati ?
Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un ragazzo adesso per lavorare ?
Quali sono i batteristi che maggiormente segui e quali pensi che siano i migliori prospetti nel panorama italiano ?