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Francesco Merenda, non c’è innovazione senza tradizione

francesco merenda batterista
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Uno dei musicisti più apprezzati nella nuova leva di batteristi jazz italiani. Poco più che trentenne, da qualche anno Francesco Merenda si sta imponendo con autorevolezza nel panorama jazz romano con un linguaggio musicale che mescola al meglio tradizione e modernità.

Classe 1987, si laurea con lode di II° livello presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Ha suonato in diversi prestigiosi festival europei e italiani (non ultima la sua esibizione all’edizione 2019 di Musika). Vanta collaborazioni con istituzioni del jazz in Italia del calibro di Paolo Damiani, Danilo Rea, Rosario Giuliani, Enzo Pietropaoli, Fabio Zeppetella, Gabriele Mirabassi, Luca Mannuzza, Marcello Rosa e molti altri. Proprio i recenti impegni con Paolo Damiani danno lo spunto per una piacevole chiacchierata.

I recenti impegni : tra Arabia Saudita e Centocelle

Ciao Francesco, un periodo molto intenso per te. SI è da poco concluso un anno che ti ha visto suonare in diverse formazioni ed in particolare con Paolo Damiani. Come procede questa collaborazione ?

Di recente hai suonato anche in Arabia Saudita. Puoi raccontare questa esperienza ?

Specialmente negli ultimi anni hai avuto modo di suonare molto all’estero. Come viene accolto il vostro gruppo all’estero e che percezione hanno della musica italiana ? Quali sono le differenze sostanziali tra il modo d’intendere la musica in Italia e le realtà degli altri stati ?

Tra i lavori fatti all’estero, merita una particolare menzione una tua clinic svoltasi in un conservatorio in Russia. Su quali punti hai basato la tua clinic ? Che livello di preparazione hai trovato da parte degli studenti ?

Lo scorso anno hai partecipato alla rassegna “Duetto in drums” ed hai duettato con Giulio Galati. A detto di molti appassionati della rassegna è stato uno dei momenti più acclamati. Che ricordo hai di quell’esperienza ? Che rapporto hai con gli assoli di batteria ?

Quali sono i tuoi progetti attuali ?

Il percorso didattico

Qual’è stato il tuo percorso didattico e cosa t’ispira maggiormente ora ?

Hai studiato al conservatorio. Che tipo di esperienza è stata per te ? Era un percorso che hai voluto fare o ambivi unicamente al “pezzo di carta” ?

Hai avuto maniera di studiare con un musicista e didatta che apprezzo particolarmente : Davide Pettirossi. Quali pensi che siano le peculiarità della sua didattica e proposta artistica ?

Hai avuto maniera di studiare negli States con Ralph Peterson. Che tipo di esperienza è stata ? Su quali focus hai puntato l’attenzione rispetto al suo drumming ?

Sei un maestro di batteria. Quali valori cerchi di dare ai tuoi allievi ? Quali metodi consigli e come i tuoi maestri ti hanno influenzato in questo tuo lavoro ?

Insegni anche a ragazzi giovani. Cosa noti nelle nuove generazioni e nel loro approccio alla musica ? Che mondo musicale pensi che si troveranno ad affrontare quando inizieranno a suonare in giro ?

Non c’è innovazione senza tradizione

Pur essendo molto giovane, proponi un’accordatura ed una scelta di strumentazione che si rifà molto alla tradizione, al contrario del tuo modo di suonare decisamente molto contemporaneo. Che rapporto hai con la tradizione e la storia ? Come lavori sul tuo suono ?

Vieni da più parti riconosciuto come uno dei maggiori talenti della nuova leva jazzistica italiana. Secondo te quali sono i tratti distintivi del jazzista moderno ? Quali sono i batteristi che maggiormente prendi a riferimento in questa proposta musicale ?

Il suono di Francesco Merenda

Come accordi i tamburi e scegli i piatti da usare dal vivo ed in studio ?

Sei un amante dei piatti rivettati. Cosa ti piace particolarmente di questa tipologia di piatto ?

Essere un jazzista oggi

Quale caratteristica ti affascina maggiormente della musica jazz ?

Luogo comune vuole che i jazzisti non sappiano suonare altri generi al di fuori del proprio. Secondo te è del tutto falso oppure c’è qualche forma di verità ?

Nel dopoguerra il jazz rappresentava l’avanguardia e molti locali proponevano questa musica avanguardistica ad un pubblico non ancora preparato, ma molto affamato di voler scoprire. A distanza di molti anni, la situazione sembra essere ribaltata dove assistiamo ad un pubblico molto preparato ma poco propenso alla scoperta del nuovo. Secondo te è così o vedi qualche barlume di speranza ? Il pubblico è ancora affamato di ricerca sonora o novità ?

Tra la Puglia e Roma

Sei pugliese e poi ti sei spostato a Roma per studiare e lavorare. Come mai questa scelta ? Com’è la scena musicale in Puglia ?

Musicalmente sei sbocciato a Roma. Questa città come ti ha cresciuto musicalmente ed artisticamente ? A tuo dire, è una città che offre molto oppure pensi che sia difficile emergere in questa città ? Quali pensi che siano le principali difficoltà ?

A Roma hai avuto la possibilità di vivere a stretto contatto con una leggenda assoluta dello strumento come Gegè Munari. Ci puoi raccontare qualche aneddoto su questo straordinario personaggio ?

Il rapporto con la batteria

Come hai iniziato a suonare la batteria ? Quali sono stati i tuoi idoli e punti di riferimento ?

Cosa rappresenta per te la batteria ?

Se prima le collaborazioni avvenivano solo a livello locale, ora si ha la possibilità di registrare e collaborare anche a distanza. A te è mai capitato ? Allargandosi le possibilità, si allarga anche la concorrenza. Perché qualcuno dovrebbe scegliere te come batterista di un progetto ? Cosa pensi che ti possa rendere unico ?

L’arte e la ricerca prima della musica

Cosa rappresenta per te l’arte e come la ricerchi ? Questa ricerca influenza il tuo modo di suonare o d’intendere la vita ?

Hai qualcosa che ritieni essere la tua firma sonora per cui qualcuno ti può facilmente riconoscere ? Cosa rappresenta per te il suono ?

Frank Zappa diceva che “senza deviazioni dalla norma non c’è progresso”. Batteristicamente e nella vita quotidiana quali scelte hai fatto per deviare dalla norma ? Quanto conta per te progredire ?

Vivere di musica al giorno d’oggi

Com’è cambiato il lavoro ed in che direzione si muoverà il lavoro del musicista in futuro ?

Si può continuare a vivere di sola musica in Italia ?

Ci sono mai stati momenti in cui volevi lasciar perdere ?

La scorsa volta parlando con Nicolò Di Caro, parlavamo della generazione che ha visto cambiare il modo di avvicinarsi alla musica. Ora molta informazione passa attraverso i social e Youtube, mentre una volta si andavano a scoprire i musicisti guardandoli da vivo. Com’è il tuo approccio verso questa nuova tendenza ?

Ti vorrei chiedere qualcosa riguardante la parte più lavorativa di questo lavoro. Come elabori il tuo cachet rispetto al lavoro proposto ? C’è sempre trasparenza in questo mondo oppure talvolta ti sei sentito sfruttato ?

Ai giorni odierni si può vivere di sola musica ? Che consigli daresti a qualcuno che oggi vuole fare della musica la propria professione ?

Sei te in prima persona che ricerchi nuove collaborazioni oppure aspetti che le occasioni si presentino da sole ?

Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un ragazzo adesso per lavorare ?

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