fbpx
Menu Chiudi

Stefano Padoan, essere un batterista indie a Londra

Stefano_Padoan_batterista_John_Canoe
Condividi e seguici anche su:

Attivissimo nell’underground romano al punto tale da finire nel 2017 nella shortlist dei “migliori batteristi della scena alternativa” redatta dal MEI. Stefano Padoan da qualche mese risiede a Londra, desideroso di nuove avventure umane prima ancora che musicali.

A dicembre ho passato qualche giorno proprio nella capitale inglese. Ammaliato dalle tante bellezze che la città offre, guardavo spaesato la folla che assiepava il marciapiede. Non guardavo nessuno in particolare. Probabilmente pensavo ad altro. In lontananza vedo un ragazzo che primeggia nel panorama di varia umanità per un vistoso cappello giallo. Penso tra me e me “Ma tu guarda quello come assomiglia a Stefano”. Lui ricambia lo sguardo ed inizia a ridere. Realizzo in quel momento che il ragazzo che si presentava sotto all’immancabile cappello giallo era proprio lui.

In fin dei conti Stefano è così. Sempre sorridente, positivo e mai banale nei pensieri. Ci conosciamo da diversi anni, assiduo frequentatore dei negozi presso i quali ho lavorato e sempre presente ai momenti di convivialità dell’universo batteristico romano. Sempre con il sorriso, sempre con belle riflessioni. E tutto ciò si riflette nella sua musica, nel suo modo di esprimersi.

Essere un musicista a Londra 

Ciao Stefano, da qualche mese vivi a Londra. Come hai maturato questa scelta ?

Che differenze hai trovato rispetto a Roma nel proporre musica e nella vita artistica in generale ?

Vivere di musica a Londra è più semplice rispetto a Roma o nasconde insidie ?

Hai avvertito un sentimento di comunità tra i musicisti inglesi oppure è un mondo individualista ?

Nella città inglese come sono visti i musicisti italiani ?

Per un altro parere sui musicisti italiani all’estero leggi anche l’intervista a Federica Bernabei

Batterista per i MahDoh, Michael Lukes e John Canoe

Parallelamente a questo tuo periodo inglese, sta impazzando da qualche tempo il video dei MahDoh che ti vede dietro i tamburi. Come nasce la tua partecipazione a questo progetto?

Molti di noi sicuramente ti conoscono soprattutto per il tuo lavoro con i John Canoe ed è innegabile un tuo approccio stilistico molto distante. Come hai lavorato sui suoni per questo poggetto e come hai mutato il tuo modo di suonare?

Con i MahDoh come lavori sulle tue tracce di batteria? Preferisci scriverle con qualche software oppure sperimenti in sala di registrazione?

I MahDoh portano fieri l’etichetta di “musica indie”. Cosa vuol dire musica indie specialmente applicata alla batteria? Secondo te ci sono dei tratti distintivi di questa musica? Quali sono i batteristi che maggiormente prendi a riferimento in questa proposta musicale?

Con i John Canoe suonate molto all’estero. Come viene accolto il vostro gruppo all’estero e che percezione hanno della musica italiana? Quali sono le differenze sostanziali tra l’underground nostrano e le realtà degli altri stati? Come vi spostate ed organizzate per questi concerti? Anche con i MahDoh avete in programma date all’estero?

Entrambi i progetti sono figli dell’underground romano. Che fotografia ci consegni di questo genere in questo momento? Pensi che sia il principale fermento della musica odierna oppure lo vedi come un fenomeno che si sta spegnendo?

Con i John Canoe proponete una musica dai chiari riferimenti alla musica garage-surf, ma mantenete un sound molto pulito e netto distanziandovi da quelli che sono i suoni canonici del genere. Come mai questa scelta? Ti ispiri a qualcuno nel pensare le tue parti di batteria o sound in generale?

Cosa rappresenta per te il suono e la sua ricerca? So che suoni anche altri strumenti, questo come influenza la tua concezione della batteria?

Tra pop e jazz

Ai tuoi lavori più pop, abbini anche una forte vocazione jazz. La tua propensione verso questo genere è una cosa innata oppure maturata nel tempo? Quali pensi che siano le principali differenze nei due stili? Quali sono i tuoi ascolti di riferimento in ambito jazz?

Luogo comune vuole che i jazzisti non sappiano suonare altri generi al di fuori del proprio. Secondo te è del tutto falso oppure c’è qualche forma di verità?

Sull’argomento, leggi anche l’intervista a Moreno Maugliani

La candidatura come “miglior batterista della scena alternative italiana”

Nel 2017 sei stato inserito dal MEI nella short list per votare il miglior batterista della scena alternative italiana insieme a nomi del calibro di Fabio Rondanini, Francesco Aprili e altri. Che effetto ti ha fatto e come hai accolto la notizia? Tu per chi avresti votato? Avresti inserito anche qualche altro nome?

Uso dei social

La scorsa volta parlando con Nicolò Di Caro, parlavamo della generazione che ha visto cambiare il modo di avvicinarsi alla musica. Ora molta informazione passa attraverso i social e Youtube, mentre una volta si andavano a scoprire i musicisti guardandoli dal vivo. Com’è il tuo approccio verso questa nuova tendenza?

Sull’approccio delle nuove generazioni ai social, leggi anche l’intervista a Nicolò Di Caro

 

Condividi e seguici anche su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi