Conosciuto al grande pubblico come “il batterista di Fabrizio Moro“, ma oltre che alla nota collaborazione con celebre cantautore romano, è sicuramente molto di più.
Partiamo dalla persona, senza la quale sarebbe difficile capire il personaggio Alessandro Inolti. Timido ed insicuro, di quelli che si muovono in punta di piedi, quasi non volessero disturbare. Cortese e disponibile. Non sembrerebbe vedendolo agitarsi come un ossesso dietro lo strumento, ma le qualità alla base del suo successo sono da ritrovarsi in un mix che sa di garbo e determinazione, unito ad un talento innato.

Classe 1988 nasce in una famiglia pienamente amante della musica e dove Alessandro già da piccolissimo, inizia a “giocare” con la batteria, mostrando da subito un’innato talento.
Forse talento non rende abbastanza. Quella di Alessandro verso lo strumento è una naturale propensione. E’ un ragazzo dal linguaggio completo, ma non ama definirsi un “nerd” dello strumento. Ama la musica prima dello strumento.
Il percorso di studi
In precedenza si parlava della curiosità di Alessandro. Di solito non amo menzionare il percorso di studi, perchè la trovo un’informazione piuttosto parziale. Ma analizzando il percorso didattico di Alessandro, possiamo trovare un’inoppugnabile prova della sua ferrea e determinata curiosità nello sviscerare lo strumento. Il percorso di studi di Alessandro lo porta a studiare con uno dei volti storici della batteria in Italia : Vincenzo Restuccia.
Con Vincenzo ho studiato dai miei 12 anni fino ai 17. Mi spronò a farlo seriamente. Andavo a lezione, ma non studiavo. Giocavo ai videogiochi ed al massimo stavo solo un’ora alla batteria. Un giorno, forse esasperato mi disse “Suonare, sai suonare. Ora se vuoi farlo per hobby, le lezioni finiscono qua. Se vuoi diventare un professionista, devi venire qua e studiare”. Quello ha cambiato la mia vita. Senza di lui, forse non avrei scelto di farlo seriamente. Lo ringrazio ancora.

Oltre a lui lo troviamo a studiare in Italia con Daniele Pomo, Pier Paolo Ferroni, Claudio Mastracci ed Agostino Marangolo, mentre nella sua parentesi di studi in America studia con Kim Plainfield, Shawn Pelton, Peter Retzlaff, Rich Redmond, Ben Sesar, Ian Froman, Jason Gianni, Adriano Dos Santos, Vince Cherico, Tobias Ralph, Marko Djorjevic, Maciek Schejbal, Leroy Clouden.
L’esperienza negli Stati Uniti
La sua avventura in America lo porterà a conseguire nel 2014 il diploma presso il prestigioso “Drummers Collective” di New York City. Ben inserito e da subito stimato nel tessuto batteristico statunitense, lo troviamo anche tra i giudici di un edizione del “Drum Off” indetto dal Guitar Center. Tra i suoi più grandi fan ed amici troviamo Pat Mastellotto (King Crimson) e Tobhias Ralph (Adrian Belew, Paul Gilbert). Proprio la grande amicizia con Tobhias Ralph gli permette di conoscere Marco Machera e Julie Slick che in quel momento sono alla ricerca di un batterista per il loro progetto Echotest.
Prima della musica, sono cambiato come persona. Avevo 26 anni ed a Roma avevo una ragazza ed il mio gruppo era in rampa di lancio. Era una vita molto in ordine. Ciononostante, feci una scelta drastica.
Le collaborazioni
I frutti di questa grande dedizione allo studio sono le innumerevoli collaborazioni. Lo troviamo impegnato nei Kutso, Nathalie, Andrea Ra, Er Piotta, Franco Cerri e molti altri. Ma va merito sottolineare un paio di collaborazioni importanti. Una è quella con il bassista Marco Machera, suo compagno di viaggio anche negli Echotest. Con Marco, Alessandro da grande prova di una grandissima sensibilità artistica ed un linguaggio universale che ben sottolinea le armonie delicate e sognanti del compositore di Latina. In questo progetto, Alessandro sviluppa anche un’approccio elettronico e gioca con strumenti quali campionatori e sequenze.

L’altra collaborazione importante è quella con il leggendario Adrian Belew. Nel corso del 2017, ha la possibilità di suonare per diverse date del tour americano del chitarrista di King Crimson, Zappa e Bowie, dove nonostante si trovi giovanissimo a confrontarsi con una leggenda, dimostra una grande maturità ed umiltà nel portare e proporre il proprio gusto.
Per quello che riguarda la sua collaborazione con Fabrizio Moro, il suo è un approccio decisamente fuori dal comune. Decisivo è stato sicuramente il suo imprinting rock che ha donato ai live del cantautore romano, una spinta ed una carica che ha avuto grande successo tra i fan.
Get lost
Nel novembre 2018 pubblica il suo primo esperimento di una composizione da solista. Il brano s’intitola “get lost” (perdersi). Un brano che lo vede esprimersi non solo attraverso la batteria, ma anche suonando anche parti elettroniche con la Maschine, oltre a vestire gli inconsueti panni di chitarrista e cantante
Non nasce con l’intento di fare un progetto da solista, non credo di esserne in grado, ho solo voluto esprimere in musica i miei pensieri, le mie idee e le mie sensazioni per poi condividerle con voi.
Non vi aspettate un brano prettamente batteristico, potreste rimanerne delusi.
Per chi non l’avesse ascoltata, vi propongo l’ascolto di questo intenso brano