E’ senza dubbio una delle percussioni più famose dell’area mediterranea. La Darabouka è uno strumento a percussione dalla forma “a calice” ed è dotata di una singola membrana.
Non esistono fonti certe che ne riportino l’esatta orgine.
Difatti questo strumento esiste da migliaia di anni ed ha subito diverse trasformazioni nel corso degli anni. Si riporta che strumenti rassimilabili si usati nelle culture mesopotamiche e dell’antico Egitto. Le prime documentazioni riportano la presenza di tamburi a calice in Babilonia e Sumer, già nel 1100 a.C.
Si suppone che nacqua originariamente in argilla. In questa versione la troviamo ancora nella zona algerina. In tempi più recenti si è soliti trovare lo strumento con il fusto ottenuto con una fusione di metallo, alluminio od ottone. Su di esso viene applicata una membrana di materiale plastico trasparente. L’accordatura avviene attraverso la pressione di viti (solitamente 6) su di un cerchione fissato al fusto proprio mediante le viti.
Le altezze e le dimensioni variano molto. Il diametro varia tra gli 8 cm ed i 35 cm, mentre l’altezza è compresa tra i 15 e i 45 cm.
Esistono due modelli di darabuka moderni, quelli egiziani (tabla) con bordo arrotondato ed il fusto decorato e quelli turchi, il cui bordo al contrario risulta spigoloso con il fusto generalmente di alluminio liscio e non fregiato.
Come diverse altre percussioni arabe, solitamente si è soliti suonare questo strumento stando seduti. Già nella postura e impostazione si evidenziano le differenze tra le due principali scuole dello strumento.
Stile arabo
E’ sicuramente lo stile più usato e più accettato. Lo strumento poggia orizzontalmente sul fianco sinistro (se si è destrorsi, o sul fianco destro per i mancini). La darbuka poggia sulla gamba e con l’avambraccio sul lato superiore per tenerlo saldo durante l’esecuzione e lasciare libero il movimento di entrambe le mani.
Da questo stile si sono sviluppati altre due impostazioni più recenti : suonare la darabuka in piedi con il piede poggiato su una sedia e reggendo il tamburo in stile arabo, oppure sempre stando in piedi, tenendo lo strumento legato mediante una cinghia sotto l’ascella. Quest’ultima metodologia permette di di muoversi e danzare.
Stile turco
Si tiene la darbuka sospesa verticalmente in mezzo alle gambe
Non esiste una vera nomenclatura riconosciuta. Difatti il suo nome dovrebbe essere derivante dal termine arabo “darba”, ossia “colpire”.
Essendosi affermato in tempi rapidi in un’area molto vasta del Nord Africa e Medio oriente, molteplici sono i nomi con cui troviamo questo o strumento : tarabuka, darabukka, darabouka, darbuka, derabuka, tabourka, darabukas, darbouka, darabukat e darbuk.
Curiosamente, se vi trovate nella zona settentrionale dell’Egitto, lo strumento viene chiamato tabla, proprio come la celebre percussione indiana. In Tunisia o in Marocco si è soliti chiamarla derbocka, mentre in Turchia deblek.
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